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Valerio Pesce
Cronaca
Canelli

Delitto di Canelli, l’autopsia rivela oltre cento coltellate sferrate dal padre sul corpo del figlio

Chiesto il giudizio abbreviato per omicidio premeditato aggravato. L’uomo, che aveva tentato il suicidio dopo aver ucciso il figlio, comparirà davanti ad una Corte d’Assise

Una decisione che era nell’aria da qualche settimana e che oggi è stata formalizzata. La Procura della Repubblica di Asti ha infatti presentto al gip la richiesta di giudizio immediato nei confronti di Piero Pesce, accusato di omicidio pluriaggravato del figlio Valerio (nella foto).

Il tragico fatto di sangue era avvenuto all’alba del 23 novembre nell’alloggio di viale Indipendenza dove erano tornati a vivere insieme da qualche settimana.

Secondo la ricostruzione trapelata, padre e figlio da tempo avevano violenti litigi per ragioni economiche e per le condizioni del ragazzo.

Con il contributo del padre, aveva rilevato una tabaccheria ad Alba ma la gestione era in perdita a causa dei suoi problemi legati all’abuso di alcol e al vizio del gioco. Una situazione esplosiva che aveva raggiunto il culmine nella notte fra il 22 e il 23 novembre e l’omicidio di Valerio compiuto dal padre mentre il giovane si trovava a letto.

Se responsabilità e motivazioni sono emerse quasi subito grazie al lavoro dei carabinieri del nucleo operativo e radiomobile di Canelli coordinati dalla Procura della Repubblica, vi è ancora un dato finora inedito che consegna peso a questa tragedia familiare. Ed è la relazione autoptica consegnata dal dottor Moreno Bertoni, direttore della Medicina Legale dellìAsl di Asti che ha rivelato come siano state oltre cento le pugnalate inferte sul giovane. Di queste alcune superficiali ma altre così profonde da aver trapassato il torace e aver determinato la morte per le gravi lesioni agli organi interni.

Piero Pesce, dopo aver compiuto l’omicidio, ha provato a togliersi la vita, poi, passata qualche ora, ha telefonato ai carabinieri chiedendo il loro intervento e confessando tutto.

Dopo un primo ricovero all’ospedale di Asti per curare le ferite dovute al tentativo di suicidio, Piero Pesce è stato rinchiuso in carcere dove si trova tutt’ora e dove lo ha raggiungo la richiesta di giudizio immediato notificata anche al suo difensore, l’avvocato Carla Montarolo.

E’ accusato di omicidio premeditato con l’aggravante di aver ucciso un “discendente” che si trovava anche in una condizione di minorata difesa perchè stava dormendo a letto.

Secondo le modifiche al codice penale approvate nel 2019, per lui non potrà essere chiesto il giudizio abbreviato ma il processo si terrà davanti alla Corte d’Assise di Asti in data ancora da stabilirsi. Questo significa anche che, per Piero Pesce, non potrà essere chiesto lo “sconto” pena di un terzo previsto per il rito abbreviato.

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