Come per questa ricerca, partita solo qualche anno fa grazie all’entusiasmo e alla determinazione di Cristina, in cui ha fatto capolino una foto di classe, datata 1911 e scattata nel sud Astigiano, in cui Maria e i suoi famigliari si sono rivisti nella fisionomia di una ragazzina
Un nome e un cognome. Antonietta Vernazza. Quanto può valere il nome della propria madre biologica quando non la si è mai conosciuta? Per Maria Cellino, 75 anni, è un’informazione che non ha prezzo e che arriva dopo un’attesa di oltre settant’anni. Qualche settimana fa Maria, residente a Isallo, piccola frazione di Magliolo sopra il comune di Pietra Ligure in provincia di Savona, è stata convocata da un giudice del Tribunale di Genova e, in presenza del suo avvocato e delle figlie, ha finalmente visto aprire quella busta che conteneva un pezzo della sua identità. Maria ha scoperto così il nome della donna che il 15 aprile 1942 l’ha messa al mondo, in via Paolo Cappa 3, a Savona, al tempo una Casa di salute diretta dal dottor Francesco Varaldo.
La madre non poteva allattarla
Stando alle carte, il giorno successivo, però, il 16 aprile, la madre biologica decideva di abbandonarla, facendo perdere completamente le sue tracce. Nel certificato si registra la nascita di una bambina di buona salute, lasciata nella casa di cura poiché «la madre dichiara di non essere in grado di allattarla». Non una città di provenienza o l’età della madre. Solo quel nome: Antonietta Vernazza. «E’ stata un’emozione fortissima, mia madre si è commossa e ha dovuto asciugarsi le lacrime. Finalmente abbiamo un nome dal quale partire per la nostra ricerca» commenta la figlia, Cristina Nario, anche lei ansiosa di conoscere le proprie radici e il nome della nonna biologica – Sappiamo che ormai è passato molto tempo e che potrebbe non essere più in vita. Non vogliamo stravolgere la vita a nessuno. Ci basta anche solo un abbraccio, o sapere dove portare un fiore e recitare una preghiera».
La foto scattata nell’Astigiano
Se raccontiamo questa storia, che ci arriva da fuori provincia, non è solo per aiutare Maria e la figlia Cristina nella faticosa ricerca del proprio passato ma anche perché nel suo piccolo questa vicenda rappresenta il paradigma in cui vivono molti figli adottati, i quali senza un nome, si interrogano sull’identità di coloro che gli hanno donato la vita e alle volte si aggrappano ad un qualsiasi indizio, anche il più piccolo, che gli possa donare una speranza. Come per questa ricerca, partita solo qualche anno fa grazie all’entusiasmo e alla determinazione di Cristina, in cui ha fatto capolino una foto di classe, datata 1911 e scattata nel sud Astigiano, in cui Maria e i suoi famigliari si sono rivisti nella fisionomia di una ragazzina.
Gli appelli sui social
A quel punto sono partiti gli appelli sul nostro giornale e sulle pagine dei social network per chiedere se qualcuno potesse avere notizie di quella bambina che forse era una lontana parente. La ricerca fino ad ora è stata infruttuosa ma grazie ad una recente modifica della legge sul parto in anonimato è stato possibile per Maria aprire i fascicoli secretati che la riguardavano e conoscere il nome della madre naturale. «Vernazza è un cognome prettamente ligure e molto diffuso nel Savonese – continua Cristina – E’ anche vero che l’Astigiano è molto vicino alla riviera. Magari è possibile che qualcuno si riconosca in questa storia e ci contatti». Se qualcuno si riconoscesse in questa storia e avesse informazioni utili per rintracciare la madre biologica è pregato di segnalarle presso la redazione del nostro giornale chiamando il numero 0141/532186 o via e-mail: info@lanuovaprovincia.it.