Salvo imprevisti dell'ultimo momento, inizieranno lunedì prossimo i lavori di demolizione e rimozione di ciò che rimane del capannone in corso Alba in cui aveva sede la Cartochimica andata a
Salvo imprevisti dell'ultimo momento, inizieranno lunedì prossimo i lavori di demolizione e rimozione di ciò che rimane del capannone in corso Alba in cui aveva sede la Cartochimica andata a fuoco ai primi di ottobre. L'annuncio è confermato direttamente dal titolare, Roberto Forno, che ha sottolineato come fin dal giorno successivo all'incendio la proprietà si sia mossa nei tempi e nelle norme per attuare la messa in sicurezza e la bonifica del sito. Sono state acquisite tutte le autorizzazioni necessarie e sono già stati appaltati i lavori a ditte specializzate nella demolizione ma, soprattutto, a quelle iscritte all'albo degli smaltitori di amianto. Questo perché, nell'incendio che ha devastato lo stabilimento, è crollata una soletta in amianto, considerato uno dei rifiuti più pericolosi per la nocività delle fibre che si liberano e si volatilizzano quando il materiale non è più integro.
La stessa Arpa di Asti aveva registrato la presenza della soletta in amianto e aveva trasmesso la relazione anche al sindaco il quale, a sua volta, aveva emesso un'ordinanza nella quale si chiedeva di bonificare immediatamente il cortile di pertinenza del capannone e la vicina strada Chiosso dai residui di amianto. Cosa che era stata fatta nei giorni immediatamente seguenti all'incendio. Il sindaco imponeva anche di mettere in sicurezza le zone interessate dal crollo della copertura in amianto, interdire l'accesso, nebulizzare con frequenza le macerie per contenerne la polverosità e procedere nel più breve tempo consentito alla rimozione definitiva delle macerie in amianto. La proprietà aveva sessanta giorni di tempo per adempiere.
Oggi sono stati superati i 90 giorni da quell'ordinanza, ma Forno imputa il ritardo ad un mancato nullaosta della Procura. «Avendo però ricevuto l'autorizzazione del Comune, finalmente possiamo procedere» conclude. Sulla correttezza dell'operato di Forno interviene anche l'assessore all'ambiente del Comune, Maria Bagnadentro, che ha seguito fin dall'inizio la vicenda: «Non vi sono profili omissivi da parte della proprietà che si è mossa secondo legge nei tempi previsti». Parole che dovrebbero rassicurare anche il gruppo di cittadini residenti nella zona che erano fortemente preoccupati per quel sito che sembrava essere stato abbandonato da molto tempo. L'ordinanza del sindaco Brignolo aveva riguardato anche loro, che erano stati invitati a pulire con attenzione le parti esterne delle abitazioni per limitare al minimo il rischio di sollevare polveri o residui di combustione che andavano comunque poi buttati, insieme agli stracci, in sacchi di plastica chiusi bene. Per molti giorni, soprattutto nel periodo seguente l'incendio, qualcuno di loro aveva patito mal di testa e nausee che imputavano all'inalazione dei residui delle macerie ancora fumanti.
«La cosa che ci preoccupa maggiormente -? dice un portavoce del gruppo di residenti -? deriva dal fatto che le macerie della soletta sono rimaste sotto il capannone con il tetto sfondato, aperte al vento che potrebbe sollevarle e portarle nelle zone circostanti depositandole sulle case, sulle auto, sui giardini, sugli orti. Sono passati oltre tre mesi e non abbiamo più visto nessuno lavorare alla bonifica e non conosciamo i tempi in cui ciò avverrà». I tempi adesso li dà il proprietario: inizio lunedì prossimo con una quindicina di giorni di lavoro per la demolizione totale del capannone e l'intenzione di ricostruirlo per riportare nuovamente lì la Cartochimica entro la fine dell'anno dalla sede provvisoria in cui aveva ripreso l'attività a tempi di record dopo l'incendio.
Daniela Peira