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Cronaca
Tribunale

Dopo le false promesse di assunzione, arrivano le “truffe romantiche”

Nel processo contro Angela Marino sfilano come testimoni tre uomini che hanno raccontato di aver versato migliaia di euro alla donna pensando fosse innamorata di loro

Lunga sfilata di testimoni all’udienza di oggi davanti al giudice Bertelli Motta nel processo a carico di Angela Marino e Luigi Fabrizio Gentile. E’ la donna ad avere il più alto numero di capi di imputazione per una serie di truffe e non solo.

E’ lei che, Oss in una casa di riposo del Chierese, si è spacciata per moglie di un cardiologo astigiano promettendo a decine di persone in difficoltà lavorative e con scarsa dimestichezza con le procedure di assunzione, un posto di lavoro all’ospedale di Chieri o di Asti.

Il tutto dietro una serie di versamenti di denaro sulla sua PostePay a titolo di “contributo unificato” o di iscrizione a corsi fantomatici necessari per l’ambito posto di lavoro.

Nell’udienza di oggi, in cui ancora una volta la coppia non si è presentata in aula lasciando ai difensori avvocati Caranzano e Rattazzi il compito di ascoltare quanto detto dai numerosi testimoni (e parti offese), sono stati ancora tanti i suoi ex colleghi di lavoro che hanno raccontato di aver dato  500, mille fino a 3500 euro. Tutti hanno raccontato che lei era molto convincente nel promettere il posto di lavoro e tutti hanno riferito di essere stati avvicinati dalla Marino mentre si trovavano in un momento di fragilità, soprattutto lavorativa, visto che molti degli episodi contestati risalgono ai mesi più duri della pandemia.

In un caso un’intera famiglia ha sperato nel lavoro promesso dando fondo ai propri risparmi e, superfluo dirlo, nessuno lo ha ottenuto nè ha ottenuto la restituzione di tutti quei “contributi unificati” versati.

Ma l’udienza di oggi ha toccato anche un altro aspetto della massiccia attività di raccolta denaro della Marino, così come confermato anche dagli estratti conti della sua carta. E riguarda i versamenti fatti da uomini soli che lei, in situazioni diverse, ha intercettato e da cui, approfittando del loro profondo desiderio di compagnia, si è fatta versare cifre anche importanti.

Tre uomini in particolare sono andati davanti al giudice Bertelli a ripetere quanto già detto al pm Macciò sulle loro relazioni con la Marino.

Il primo è un pensionato di Buttigliera d’Asti che lei andava a prendere in auto a casa per fare qualche sporadico giro. Era soprattutto un’amicizia fatta di telefonate e di messaggi. Niente intimità ma sicuramente un forte investimento sentimentale da parte dell’uomo che ha sempre creduto a ciò che la donna le diceva: che doveva curarsi di un brutto male, che aveva contratto il Covid, che non aveva soldi per l’affitto, le bollette, la spesa. E ogni volta si muoveva a compassione e le dava un po’ di contanti. Per un totale di 2 mila euro.

Nella sua rete è caduto anche un ex direttore di banca in pensione, solo, conosciuto in una sala giochi. «Ci siamo visti per due anni ma solo sempre per un caffè o un panino, aveva sempre fretta e mi voleva vedere solo per chiedermi dei soldi con la scusa dello stipendio in ritardo, del conto corrente bloccato, dell’usuraio che la minacciava se non restituiva il prestito fatto a interessi altissimi. All’ex direttore di banca arrivò anche una mail di un avvocato siciliano (che poi, contattato, non sapeva che il suo nome fosse stato usato senza il suo consenso) con la richiesta di 1500 euro necessari per riaprire un conto con il quale la donna avrebbe restituito tutto quanto chiesto nei 2 anni all’astigiano. «Gli diedi ancora 400 euro per chiudere tutto lì. Avevo capito da tempo che mi raccontava delle storie, ma avevo comunque scelto di continuare ad aiutarla per poter continuare a vederla».

Infatti non ha sporto querela contro la Marino.

Mentre l’ha sporta e poi ritirata un lettore de La Nuova Provincia, proprio dopo aver letto sul nostro giornale l’articolo con il quale si dava notizia del processo che stava partendo a carico della Marino.

«Io la conoscevo con un altro nome, Ivana Ferrero – ha detto in aula il testimone – ma quando ho letto il nome di Angela Marino sul giornale mi è suonato un campanello d’allarme, perchè era lo stesso dell’intestataria di una carta sulla quale facevo dei versamenti e che la donna che conoscevo come Ivana aveva detto essere sua cugina».

L’uomo era stato contattato da “Ivana” tramite Facebook e in poco tempo erano diventati amici e avevano cominciato a vedersi. E subito aveva cominciato anche a chidergli dei soldi. Gli aveva anche promesso una crociera con lei che però non si fece perchè nel frattempo la donna gli raccontò di dover andare in Sicilia per un’operazione della figlia e dopo di essere in lutto per la morte della madre e così via. E ogni volta chiedendo soldi per il biglietto aereo o altre spese.

L’ultima volta in cui si sono incontrati, lui aveva già mangiato la foglia e non voleva darle altri soldi, così andò a prelevare tutti i contanti consentiti per quel giorno e li mise nel portafoglio.

«Infatti lei mi chiese soldi e io gli dissi che non potevo prelevare ma lei mi guardò nel portafoglio, li vide e me lo prese, con tutti i documenti dicendo che se non le avessi fatto un bonifico istataneo di mille euro dal conto online sul telefono, non me lo avrebbe restituito. E io glielo feci per riavere il portafoglio».

Qualche giorno dopo decise di ritirare la querela. Perchè? Gli ha chiesto il pm Macciò. «Perchè l’ho perdonata e sono ancora affezionato a lei, nonostante tutto». Quantificando in circa 6 mila euro i versamenti fatti nel tempo alla donna.

Tutti e tre hanno raccontato che la Marino era sempre molto affettuosa con loro, si rivolgeva a loro con nomignoli come “Amore”, “Tesoro mio”, arrivando con uno di loro a infilarsi davanti a lui un anello al dito in segno di fidanzamento ufficiale.

Nelle more delle tante accuse rivolte alla Marino, anche quella di aver sempre lavorato in case di riposo fra Astigiano e Chierese producendo ai datori di lavoro un falso attestato di OSS. Lo ha confermato la dirigente della Regione Piemonte che si occupa proprio di formazione e di verifica dei certificati in seguito ai corsi professionali.

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