E’ durissima la lettera che il Comune di Costigliole ha inviato ai genitori e ai figli di Elena Ceste per ottenere il pagamento dell’Imu sulla tristemente celebre casa di Costigliole in cui si è consumato l’omicidio della donna madre di quattro bambini avvenuto nel gennaio del 2014.
Sembrano molto lontani i momenti delle fiaccolate, delle deposizioni di fiori sulla lapide che ricorda il luogo del suo ritrovamento, delle parole di assoluta solidarietà e impegno verso i quattro figli di Elena.
Ad inizio anno i genitori di Elena, cui i quattro figli della coppia (all’epoca minorenni) sono stati affidati dal giorno dell’arresto di Michele, il padre, sono stati convocati dal comune di Costigliole che ha sottoposto un conto salatissimo di IMU da pagare a partire proprio dallo stesso periodo.
Una cifra altissima per la coppia di anziani che ha fatto e continua a fare i salti mortali per garantire una vita dignitosa ai quattro nipoti senza aiuto alcuno.
Hanno sottoposto la richiesta all’avvocato Carlo Tabbia, che con la collega Abate Zaro li aveva seguiti nel doloroso processo in cui si erano costituiti parte civile.
«Il Comune chiede ai quattro ragazzi il pagamento integrale di sei anni di tributo Imu nella loro qualità di eredi di Elena – sintetizza l’avvocato Tabbia – Intanto noi abbiamo ricordato che gli anni, semmai, sono solo 5 in quanto l’altro è già in prescrizione. E poi, secondo il nostro punto di vista, nulla è dovuto perché quella in via san Pancrazio è “prima casa” per i ragazzi. Non solo – prosegue – ma fino alla pronuncia di indegnità a succedere dichiarata solo l’anno scorso, anche il padre Michele era un coerede, e dunque il tributo andava chiesto anche a lui fino a quando è stato escluso dall’eredità in quanto condannato per l’omicidio dell’intestataria della casa».
Dal Comune hanno replicato soprattutto sul punto della “prima casa” dicendo che tutti sanno che i ragazzi vivono stabilmente a Govone, dai nonni e per loro non può più essere considerata prima casa in quanto non è più il centro dei loro interessi. «I ragazzi non hanno volontariamente scelto di vivere altrove, ma lo hanno fatto a seguito di un provvedimento del giudice dopo l’affidamento ai nonni con conseguente dimora presso questi ultimi. Considerando – sottolinea l’avvocato – che erano tutti minorenni al momento dell’arresto di Michele e non avrebbero certo potuto continuare a vivere lì da soli. Ad oggi tutti e quattro i figli di Elena sono ancora residenti nella casa familiare di Costigliole e dunque non si capisce l’ostinazione di voler a tutti i costi farla passare per seconda casa per incassare una cifra vicina agli 8 mila euro di Imu arretrata». Dopo tanti anni di ribalta mediatica, dopo un processo dilaniante come quello che si è concluso con la condanna del padre per l’uccisione della madre, dopo un’altrettanto difficile causa di decadenza di patria potestà di Michele e di richiesta di pronuncia di indegnità all’eredità lasciata da Elena; dopo un altro processo in cui una donna, amica di Michele, era stata da lui mandata a parlare con la figlia maggiore turbandola profondamente, la famiglia Ceste pensava di aver trovato un po’ di pace. E invece no. Se il Comune manterrà le sue posizioni, si prospetta un’altra causa per veder riconosciuto il diritto alla prima casa.