E' iniziato questa mattina (mercoledì) un nuovo sopralluogo degli investigatori, accompagnati dal medico legale, sul posto del ritrovamento dei resti della mamma di Motta di Costigliole. L'appello in tv del padre: «Lasciateci vivere il nostro dolore e la nostra sofferenza per la perdita di Elena, vi prego». Riascoltati anche tutti i volontari che parteciparono alle ricerche e a cui era assegnata la zona del Rio
Il corpo di Elena Ceste è finito da subito nel rio Mersa dove è stato trovato dieci giorni fa oppure vi è stato portato e nascosto in un secondo tempo?
In attesa degli esiti degli esami autoptici ancora in atto e delle risultanze delle prove istologiche e tossicologiche, gli inquirenti tornano a sentire tutti i volontari della Protezione Civile che nelle ore e nei giorni immediatamente seguenti la scomparsa di denuncia della donna, si sono prestati per le vaste, continue e massicce battute di ricerca nella zona. L'obiettivo di chi sta indagando sulla sua fine è molto chiaro: accertare se quel tratto di fossato che divide i comuni di Isola e Motta sia stato controllato palmo palmo o se invece sia stato "saltato" nelle ricerche.
Un vicino di casa di Elena e volontario della protezione civile, Gabriele Giordano, al nostro giornale ha confermato che quella zona è stata sicuramente controllata e che lui si ricordava perfettamente di aver scrutato il fondo e le sponde del fossato ma nel tratto leggermente sotto quello del ritrovamento, non nel punto esatto che è al centro delle indagini. Tanto che ha commentato amaro «pensare che forse ero a due o tre metri dal corpo di Elena e non averlo visto mi riempie di amarezza». Ma lui, fin lì, non si è spinto, pur ricordando che altri volontari della stessa squadra perlustravano il resto del canale.
Ma agli inquirenti l'approssimazione non serve più, hanno bisogno di sapere con esattezza se in quel punto qualcuno è passato, ha guardato attentamente e non ha visto nulla oppure se quei due metri di rio non sono mai stati visti o, se osservati, solo superficialmente. Nella prima ipotesi, quella in cui qualcuno sia certo di avervi guardato dentro ed esclude che vi fosse un corpo, allora le indagini prenderebbero la direzione di un occultamento del cadavere postumo alla morte mentre nella seconda ipotesi si procederebbe, oltre che per l'omicidio, anche per la caduta accidentale. Fondamentali saranno le analisi dei report delle "griglie" che i responsabili delle ricerche di quei giorni compilarono al ritorno di ogni squadra cui era assegnata una precisa porzione di territorio.
Nella giornata di oggi, mercoledì, è previsto un nuovo sopralluogo dei carabinieri del Nucleo Investigativo alla ricerca di ulteriori elementi che potessero essere sfuggiti nel corso del ritrovamento dei resti e di un primo sopralluogo di sabato scorso. Questo mentre dalla famiglia di Elena arriva un appello accorato, per voce del padre Franco che martedì sera alla trasmissione Porta a Porta ha letto un messaggio in cui, dopo aver ringraziato la stampa e le tv di essersi occupate del caso e di non aver fatto calare l'attenzione sulla scomparsa della figlia, ora chiede il silenzio e l'allentamento della pressione mediatica soprattutto sulla casa di Motta assediata dai giornalisti. Ricordando che in quella casa vivono anche i quattro figli di Elena con età comprese fra i 6 ai 14 anni. «Lasciateci vivere il nostro dolore e la nostra sofferenza per la perdita di Elena, vi prego» ha detto il signor Ceste in collegamento da Torino.
Daniela Peira