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La squadra di consulenti difensivi
Cronaca

Elena Ceste, pool di investigatori privati al lavoro per chiedere la revisione del processo

Hanno già compiuto alcuni sopralluoghi nel torrente in cui è stato ritrovato il corpo della donna

Sopralluogo qualche settimana fa

Da un anno un pool di investigatori privati toscani sta lavorando al caso Ceste con lo scopo di trovare nuovi elementi per chiedere la revisione del processo.
La conferma arriva dallo stesso portavoce del pool, Davide Cannella della Falco Investigazioni, più volte alla ribalta delle cronache nazionali sempre per casi analoghi di revisione di processi importanti. Fra gli ultimi, tanto per citarne uno, quello della strage di Erba in cui vennero massacrate quattro persone e ferito gravemente il marito di una di esse. Se per la strage di Erba sono in carcere con una condanna definitiva i coniugi Rosa Bazzi e Olindo Romano, per la morte di Elena Ceste è in carcere, sempre con condanna definitiva a 30 anni il marito Michele Buoninconti.

Le accuse del pm mai scalfite

Un impianto accusatorio, quello portato davanti ai giudici dal pm Laura Deodato, che non è stato scalfito in nessuno dei tre gradi di giudizio. Un percorso lineare di processi e condanne che hanno sancito la graniticità degli elementi portati a carico dell’ex vigile del fuoco di Motta di Costigliole.

Investigatori durante il sopralluogo

Incarico arrivato da Michele e dalla sua famiglia

Michele Buoninconti

Graniticità alla quale però non credono lui, i suoi famigliari, i suoi difensori e, ora, anche la squadra della Falco Investigazioni.
«Ho ricevuto l’incarico di ripercorrere le indagini direttamente da Michele, nel carcere di Alghero nel quale è rinchiuso – ha detto Davide Cannella – L’ultimo incontro risale a pochi giorni prima di Natale. Michele e la sua famiglia si sono rivolti a noi perché stanno cercando qualcuno che dimostri quello che loro hanno sempre sostenuto, ovvero l’innocenza dell’uomo nella morte della moglie».

La tesi innocentista

Una tesi innocentista sposata dagli investigatori che partono da un punto fermo: la mancanza della certezza della causa della morte di Elena Ceste.
Un aspetto, questo, che era già evidente fin dalla chiusura delle indagini, quando i consulenti del pm avevano concluso per una morte a causa di soffocamento non attraverso riscontri diretti, ma attraverso l’esclusione di ogni altra causa di morte possibile.
«Quando gli stessi medici legali non dipanano questo fondamentale interrogativo, è ovvio che è più che legittimo mettere in dubbio anche il fatto che non si sia trattato di un delitto. Secondo noi – prosegue Cannella – non vi è prova di omicidio».

Tempi e luogo di occultamento del cadavere

Gli altri temi difensivi sui quali il pool sta lavorando riguardano i tempi ristrettissimi nei quali si sarebbe compiuto il delitto e l’occultamento del cadavere secondo la ricostruzione della Procura e la scelta del luogo dell’abbandono del corpo senza vita della donna, non lontano dall’abitazione dei Ceste-Buoninconti ma anche di altre case vicine e in mezzo a campi coltivati e dunque frequentati. Nessun anticipo sulle conclusioni che, però, sarebbero leggermente diverse rispetto alla linea difensiva tenuta durante i tre processi. Nel pool della Falco per il caso Ceste-Buoninconti vi è anche il dottor Eugenio D’Orio, genetista forense e guida dello staff che in autunno ha eseguito un sopralluogo nel luogo del ritrovamento del corpo di Elena.

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