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Cronaca

Elena Ceste, un manichino nel rio
per dimostrare l'innocenza di Michele

Non è possibile nascondere un certo disagio nel vedere le prove del singolare accertamento tecnico disposto dai legali del marito di Elena Ceste che ieri mattina si sono tenute nel vivaio accanto al

Non è possibile nascondere un certo disagio nel vedere le prove del singolare accertamento tecnico disposto dai legali del marito di Elena Ceste che ieri mattina si sono tenute nel vivaio accanto al luogo del ritrovamento. Era infatti previsto proprio per ieri mattina la simulazione di abbandono di un corpo nel rio Mersa, nei pressi del punto esatto in cui, per oltre nove mesi, è rimasto a decomporsi il cadavere della povera donna scomparsa un anno fa. Nell’avviso inviato alla Procura e ai legali della famiglia di origine di Elena, l’avvocato Girola ha specificato che le operazioni sono ritenute utili per verificare la possibilità che il corpo di una donna gettato nel rio Mersa coperto da fitta vegetazione sia visibile agli occhi di coloro che effettuano le ricerche.

Ancora una volta il legale si è affidato al geometra Federico Cirone che la scorsa settimana, insieme ad un collega, aveva già proceduto alla mappatura e alla rilevazione delle distanze dal rio alla casa di Elena e alle case vicine, nel tentativo di dimostrare che sarebbe stato impossibile per Michele avvicinarsi al canale con il corpo della moglie senza essere visto da nessuno. Questo a supporto della tesi dell’allontanamento volontario della moglie ancora ribaduto davanti al gip durante l’interrogatorio di garanzia in carcere. Così ieri mattina, pur potendo prevedere che il maltempo non avrebbe reso possibile le operazioni, avvocati e tecnici sono arrivati ancora una volta nella valle fra Motta e Isola e hanno proceduto al peso del manichino che ha la stessa altezza di Elena. La scelta di fare in questi giorni questi ulteriori accertamenti tecnici è giustificata dal legale con l’esigenza di avere le stesse condizioni di un anno fa, epoca della scomparsa e, secondo il medico legale, della morte di Elena.

Ma il 24 gennaio dello scorso anno la situazione era molto diversa da quella di questi ultimi 15 giorni. E’ stato accertato (e ricordato) che il venerdì della scomparsa la temperatura era molto rigida, il terreno era gelato ed asciutto a causa della mancanza di piogge da giorni e, fino a metà mattinata, nella valle del rio Mersa insisteva una fitta nebbia che impediva di vedere al di là di pochi metri. Anche il canale non è più uguale: nel tratto in cui è stata trovata Elena e per qualche metro a monte la vegetazione è stata completamente rimossa e il livello dell’acqua, quest’anno, è più alto di quello dell’anno scorso a causa delle recenti precipitazioni che hanno alimentato la corrente. Fallito il tentativo di ieri mattina a causa della neve, la simulazione è stata rimandata a data da destinarsi. Sulle modalità di questo accertamento e sui termini utilizzati nell’avviso che lo riguarda (in un punto si parla di “operazioni di lancio del corpo”), gli avvocati della famiglia Ceste hanno espresso molte riserve in riferimento al rispetto della memoria e della dignità della vittima.

Daniela Peira

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