Era nell’aria da qualche settimana: la “strage” di seminativi che si è consumata (e continua a consumarsi) in una vastissima area di Astigiano, Torinese, Cuneese ed Alessandrino a causa della presenza incontrollata di cinghiali ha provocato una presa di posizione degli agricoltori che si vedono dimezzate le previsioni di reddito dei raccolti ormai compromessi.
Un’invasione come mai era stata registrata prima che ha spinto centinaia di coltivatori a unirsi per fare “massa critica” e far arrivare la loro voce a chi ha la responsabilità della gestione della fauna selvatica.
Attraverso chat e passaparola, in pochi giorni, è stato costituito il Comitato Amici degli Ambienti Rurali Piemontesi (Coaarp) che ha già prodotto la sua prima azione: una vastissima raccolta di firme per chiedere che vengano presi provvedimenti efficaci ed urgenti per contenere la presenza dei cinghiali sul territorio.
Sono stati individuati numerosi referenti per ogni territorio interessato dalle razzie in campo degli ungulati i quali, in questi giorni, stanno attivando la raccolta di firme fra tutti i cittadini.
Perchè non si tratta solo di un problema “agricolo”, come sottolineano al Comitato cui hanno aderito anche non coltivatori.
La presenza così massiccia degli ungulati sta diventando anche un danno agli ecosistemi stessi, visto che distruggendo prati e sottoboschi provoca squilibri alla piccola fauna e avifauna nidifcante a terra con un duro colpo alla biodiversità. Senza contare che, in terra di tartufi quale è l’Astigiano, la sua presenza compromette anche la produttività delle tartufaie.
Altro aspetto importante che tocca tutti è quello della sicurezza stradale perchè ormai sono tantissimi gli incidenti stradali provocati dagli attraversamenti dei cinghiali. Anche in arterie principali come le autostrade.
Sempre la proliferazione dei cinghiali pone dei rischi sanitari. Il Coaarp ricorda che la vicinanza ai confini italiani di una patologia nota come peste suina africana dovrebbe imporre maggiore severità nei controlli sui cinghiali in quanto si tratta di una specie bersaglio. Per la peste suina africana al momento non esistono vaccinazioni e se viene trasmessa agli allevamenti ciò porterebbe all’abbattimento di migliaia di capi.
L’altro rischio sanitario è quello legato alla carne stessa di cinghiale che viene consumata dall’uomo: la granella di mais appena seminata nei campi di cui si sono cibati a tappeto nelle scorse settimane, è trattata con prodotti chimici usati in agricoltura.
Nella stessa petizione, il Comitato offre qualche suggerimento: dalla gestione professionale del contenimento da parte degli enti pubblici che ne hanno la responsabilità all’utilizzo delle risorse finanziarie pubbliche che devono tendere a risolvere il problema, senza limitarsi al mero indennizzo dei danni (peraltro del tutto insufficienti per sostenere i ricavi perduti degli agricoltori).
Proprio sulla questione del “ristoro” dei danni vi è un capitolo importante che riguarda una maggiore precisione nel calcolare la dimensione del fenomeno. Oggi gli agricoltori, a distanza di anni, vengono risarciti dei costi della sola semina e lavorazione del terreno, mentre chiedono che vengano tenuti in considerazione i reali costi di produzione delle colture compresi tutti quelli che le aziende affrontano per acquistare le attrezzature che funzionano da deterrente agli ingressi dei cinghiali nei campi coltivati.
Fra le altre richieste anche quella di scoraggiare una filiera di carne di cinghiale che non farebbe altro che legittimare l’aumento della popolazione degli ungulati selvatici a scopi economici.
4 risposte
Sarebbe ora che gli agricoltori comprendessero che è la caccia al cinghiale la vera causa dell’aumento dei danni all’agricoltura e l’aumento degli animali.
Togliete le braccate, le battute, le girate e togliete i cani utilizzati e il problema si ridurrà.
Già trent’anni fa si organizzavano riunioni in prefettura per affrontare i danni da cinghiale.
Possibile che in tanti anni politici e agricoltore non abbiano ancora capito che non può essere la caccia la risoluzione dei problemi?
Il primo passo per affrontare la questione cinghiale è togliere i cacciatori di mezzo.
Lo sanno anche i muri, sarebbe ora lo sapessero anche coloro che i danni li subiscono
Perché con la caccia e gli abbattimenti i cinghiali si moltiplicano vero?? Allora bisognerebbe provare a cacciare le specie in via di estinzione… Così risolveremmo i problemi di rischio estinzione?
Chiedo per un amico….
Quando non si sa cosa dire si da la colpa ai cacciatori, classico commento da pseudo animalista.
Ps persino i cani utilizzati vanno tolti……….. non proprio coerente
Sono un agricoltore e sono d’accordo
La soluzione, per i cinghiali, è mettere a disposizione degli agricoltori migliaia di trappole.
Gli agricoltori metteranno le gabbie nei loro appezzamenti e, una volta catturati gli animali, gli faranno fare la fine che meritano. Facendo loro ciò che loro fanno alle nostre colture.
Non possiamo sempre sperare in incidenti tra le auto degli animalisti e i cinghiali. Sono troppo rari. La sorte non è così benevola.