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Cronaca

“Processo sottotetti”, l’operato fu legittimo

Poteva rifugiarsi dietro la prescrizione e avere così la quasi certezza di chiudere i suoi conti con la giustizia con un non doversi procedere oltre per raggiungimento dei termini, ma era così convinto del suo buon operato da fare una cosa piuttosto rara, ovvero depositare alla Cancelleria della Corte di Cassazione una dichiarazione

Poteva rifugiarsi dietro la prescrizione e avere così la quasi certezza di chiudere i suoi conti con la giustizia con un non doversi procedere oltre per raggiungimento dei termini, ma era così convinto del suo buon operato da fare una cosa piuttosto rara, ovvero depositare alla Cancelleria della Corte di Cassazione una dichiarazione di “rinuncia alla prescrizione” per consentire ai giudici romani di decidere sul ricorso avanzato. Parliamo di Enea Cavallo, che nella sua veste di responsabile dell’ufficio tecnico del Comune di Canelli era stato coinvolto nel cosiddetto “processo dei sottotetti”.

Un processo che era nato dopo un sopralluogo e una complessa indagine su una serie di unità abitative ricavate dai sottotetti, appunto, così come consentito grazie ad una legge regionale di recupero di volumi. Per la Procura di Asti vi erano state irregolarità nel conteggio della volumetria di alcuni costruiti oppure ancora in costruzione a Canelli e gli immobili erano stati sequestrati. Ne era scaturita una denuncia e poi un rinvio a giudizio per Giuseppe e Fabrizio Olivieri, francesco Madeo e, appunto, Enea Cavallo. Stessa accusa per tutti: l’accusa di aver costruito gli edifici in violazione di legge con permesso di costruire illegittimo e dunque inesistente, come ha sottolineato l’avvocato Mirate che ha avanzato appello contro la sentenza di primo grado.

Il processo ad Asti, si era infatti chiuso con la condanna di Giuseppe Olivieri, Francesco Madeo e Enea Cavallo a 20 giorni di arresto e 4 mila euro di ammenda mentre Fabrizio Olivieri era stato condannato a 10 giorni di arresto e mille euro di ammenda. La Corte d’Appello aveva ribaltato la sentenza e, dopo una nuova perizia che riconosceva la correttezza del metodo di calcolo adottato dal Comune di Canelli, aveva assolto tutti gli imputati dichiarando anche la prescrizione per alcuni dei reati contestati.

A questo punto era stato il Procuratore Generale a rivolgersi alla Cassazione contestando le motivazioni dell’Appello e i criteri adottati in perizia. Per l’avvocato Mirate quel ricorso non era ammissibile e la Suprema Corte ha infatti riconosciuto la sua inammissibilità mettendo così la parola fine a questa vicenda che si chiude con la sentenza di Appello di Torino che ha dichiarato legittimo l’operato degli imputati.

d.p.

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