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Cronaca
Disagio dietro le sbarre

Ergastolani “disobbedienti” al carcere di Asti: i compagni di cella fanno da mediatori per farli smettere

E’ uno dei dettagli che è trapelato in questi giorni da quando si fa forte la protesta degli agenti penitenziari

La grave denuncia fatta da tutti i sindacati della Polizia Penitenziaria presenti alla casa di Reclusione di Quarto nei giorni scorsi sulle condizioni di ingestibilità della struttura, stanno producendo i primi effetti.

Intanto è stato raccolto l’appello che avevano fatto al Prefetto di Asti: il dottor Claudio Ventrice, a strettissimo giro di posta, ha fissato un appuntamento con i rappresentanti sindacali facendosi raccontare di persona la situazione di vita e di gestione nelle sezioni del carcere astigiano. Tutte informazioni che ha già trasmesso al Governo con l’autorevolezza del suo ruolo di Prefetto.

Poi sono scesi in campo anche i parlamentari. Il deputato astigiano della Lega, Andrea Giaccone ha presentato interrogazione a risposta scritta al Ministro di Grazia e Giustizia Nordio riportando quanto denunciato dai sindacati e chiedendo come abbia intenzione di agire per porre un freno ad una situazione che diventa di giorno in giorno più pericolosa per chi deve sovrintendere alla sicurezza interna nel carcere.

Sullo stesso tenore l’interrogazione presentata dal senatore Ivan Scalfarotto, capogruppo Italia Viva in commissione giustizia: «Ho chiesto quali provvedimenti intenda adottare il ministro Nordio per ristabilire immediatamente l’ordine e la sicurezza nel carcere di Quarto, garantendo il rispetto delle regole e la protezione del personale penitenziario. Il nostro Paese è chiamato a prestare attenzione e a investire risorse ad un comparto che vede impegnati donne e uomini, nel difficile compito di gestire la nostra sicurezza».

E mentre gli agenti della Polizia Penitenziaria in servizio a Quarto attendono gli esiti di questa forte segnalazione fatta unitariamente nei giorni scorsi, trapela un altro dettaglio che rende tutta la situazione quasi paradossale. Oltre a quanto già riferito sui due detenuti in isolamento che si rifiutano di rientrare nelle celle e uno di loro batte per 24 ore consecutive le barre creando un forte disagio a personale e agli altri detenuti, emerge che in più occasioni gli agenti di turno debbano chiedere l’intervento di altri reclusi per tacitare quelli più facinorosi e riportarli a condotte più consone alle regole carcerarie.

Viene chiesta una “mediazione” fra detenuti, su presupposti di autorevolezza che agli estranei non è dato a sapere, dall’amaro sapore di cedimento e di frustrazione per chi dovrebbe invece avere gli strumenti dati dal ruolo e dalla legge per garantire il corretto funzionamento della vita di quel mondo a sè che è il carcere.

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