Dopo la lunga requisitoria del pm Tarditi che, al netto di una serie di richieste di assoluzioni e di prescrizioni ha comunque chiesto la condanna di Trinchero Ezio e Diego Robella per il fallimento
Dopo la lunga requisitoria del pm Tarditi che, al netto di una serie di richieste di assoluzioni e di prescrizioni ha comunque chiesto la condanna di Trinchero Ezio e Diego Robella per il fallimento della Astigiana Ammortizzatori ex Way Assauto, nella scorsa udienza sono stati gli avvocati Mirate e Caranzano a prendere la parola per presentare ai giudici una prospettiva diversa da quella offerta dell'accusa. Per l'avvocato Mirate, difensore di Trinchero, non sarebbe bastato il suo modo esuberante di lavorare nella nuova società per assimilarlo ad un amministratore di fatto, con carattesristiche di continuità e di significatività richieste dalla giurisprudenza per addossargli responsabilità formali. Richiamando diverse sentenze di Cassazione, per l'avvocato Mirate il suo assistito non può essere equiparato ad un amministratore e ne ha chiesto l'assoluzione per tutti quei capi di imputazione che lo legavano a questa figura operativa.
In più punti, percorrendo punto per punto i capi di imputazione, il difensore di Trichero ha sottolineato i passaggi delle relazioni del consulente dell'accusa in cui si parla di incertezze o di non compiutezza delle condizioni per la condanna in relazione a svariati capi relativi a questioni contabili molto tecniche. «Che questi signori abbiano fatto pasticci contabili è cosa certa – ha ammesso ad un certo punto lo stesso Mirate – dimostrando una scarsa sensibilità alle regole della contabilità ma comunque le somme che hanno fatto uscire dalle casse e dai conti della Astigiana Ammortizzatori erano somme dovute, non distrazioni di patrimonio. Procedure sbagliate, forze, ma intenzioni giuste e corrette».
Per quanto riguarda il suo assistito, poi, Mirate ha concluso dicendo che, nell'arco di vita quinquennale della società, Trinchero si è occupato della gestione per meno di un anno e mezzo. L'avvocato Caranzano, difensore di Diego Robella, imputa invece a problemi tecnici del software e a un doppio sistema contabile le anomalie registrate sui pagamenti di fatture e compensi che hanno costituito la base per una gran parte delle contestazioni contabili. «Lo stesso consulente Savarino – ha ripreso anche Caranzano – ha ridimensionato una serie di distrazioni di denaro a più semplici false comunicazioni sociali già prescritte». Udienza rinviata al 21 novembre per la sentenza.
Daniela Peira