Una fonte confidenziale bene informata quella che ha messo un maresciallo della Guardia di Finanza in servizio alla Procura di Asti sulle piste di un personaggio, Antonino Rocco, considerato la mente
Una fonte confidenziale bene informata quella che ha messo un maresciallo della Guardia di Finanza in servizio alla Procura di Asti sulle piste di un personaggio, Antonino Rocco, considerato la mente di un sistema di truffe alle assicurazioni. E proprio Rocco, insieme ad una decina di imputati, è sul banco degli imputati nel processo iniziato giovedì pomeriggio con la deposizione del maresciallo Gino Fassi davanti alla schiera di avvocati difensori e di parti civili rappresentate da diverse Compagnie di Assicurazioni.
Il sistema ipotizzato dall'accusa e sul quale ha lavorato il maresciallo aveva un impianto ben preciso: Rocco, sia personalmente che attraverso una rete di amici, parenti e prestanome, avrebbe fatto sottoscrivere decine di polizze infortuni presso svariate Compagnie operanti in città. A poche settimane dalla stipula delle polizze, arrivavano immancabilmente le denunce di avvenuti sinistri stradali in cui gli intestatari avevano sempre la peggio e potevano esibire certificati medici di danni e degenze che portavano a risarcimenti che andavano dai mille fino ai 7 mila euro complessivi (facendo la somma di tutti i premi riscossi presso le varie assicurazioni).
In questo calderone sono entrati poi anche documentazioni e spese di fisioterapie mai effettuate e che gli incidenti addotti per arrivare al risarcimenti fossero fasulli deriva dalle dichiarazioni di numerosi degli indagati nelle prime fasi dell'inchiesta, così come rivelato in aula dal maresciallo. Fra gli imputati anche un ortopedico, il dottor Pettinà, a carico del quale vi sono tabulati telefonici di chiamate ricevute da Rocco poco prima di referti medici firmati dallo stesso medico dopo i presunti incidenti stradali.
«In un'occasione –ha raccontato il maresciallo in aula- ero stato avvertito che nel pomeriggio Rocco con un amico si sarebbe presentato al Pronto Soccorso simulando i postumi di un incidente stradale. Mi appostai all'ospedale e, in effetti, Rocco arrivò con l'amico e ne uscì un'ora e mezza dopo zoppicando e con un tutore al braccio. Salirono su un'auto che io seguii fino al parcheggio di un centro commerciale. Lì vidi che l'amico di Rocco, il "ferito", scendeva dalla vettura camminando benissimo e si era già tolto il tutore al braccio».
Daniela Peira