Ricercato da tre mesi
Era ricercato da metà febbraio e fino a ieri era riuscito a sfuggire alla cattura dei carabinieri di Imperia che però non avevano mai smesso di seguire le sue tracce fino a che sono riusciti letteralmente a “braccarlo” convincendolo a costituirsi in caserma.
Il protagonista è un astigiano, Enzo Agazzi, 57 anni, accusato di essere il terzo complice di una serie di furti in abitazione e truffe ai danni di anziani messi a segno in Emilia Romagna, Toscana, Liguria e Lombardia.
Arrestati anche due complici
Nella prima fase dell’operazione erano stati arrestati i suoi due complici: Michele Costa di 39 anni e Francesco Franco di 23 ma lui era sfuggito agli arresti disposti da tre diversi gip: quello di Imperia, quello di Savona e quello di Pesaro.
Come convinceva gli anziani a consegnare le banconote
Con il suo arresto si chiude il cerchio intorno all’indagine “Cops” che era stata chiamata così dai carabinieri di Imperia perché proprio Agazzi, secondo le accuse, era quello che si presentava a casa degli anziani presentandosi come maresciallo dei Carabinieri o, in alternativa, come brigadiere della Guardia di Finanza incaricato di indagare su un giro di banconote false. Gettando anche il dubbio sugli impiegati delle banche in cui gli anziani avevano i loro depositi; Agazzi, infatti, diceva che questi impiegati erano infedeli e avevano messo in circolazione delle banconote false. Di qui la necessità di visionare quelle in possesso degli anziani. Ovviamente le banconote, dopo essere state “visionate” insieme alle ignare vittime sul tavolo della cucina venivano accuratamente osservate da vicino con la recita di una grande professionalità e, alla fine dell’esame, il truffatore si portava via i pezzi grossi sostenendo che “purtroppo” facevano parte della partita di soldi falsi messi in circolazione lasciando agli anziani solo gli spiccioli.
Nel bottino anche gioielli e preziosi
Non solo soldi, poi, nei bottini. In alcuni casi il finto maresciallo si faceva mostrare anche oggetti preziosi e gioielli e con la scusa di dover andare a visionarli sull’auto di servizio dotata di un’apparecchiatura in grado di verificarne la genuinità, si dava alla fuga.
E’ di oltre 200 mila euro il bottino complessivo che gli inquirenti hanno addebitato a capo della banda che, oltre ad Agazzi, contava sugli altri due che svolgevano mansioni logistiche e di “controllo” degli ingressi mentre il complice era in casa con gli anziani.
Tre mesi di pedinamenti
Mentre gli altri due sono stati arrestati subito, per arrivare ad Agazzi i carabinieri di Imperia hanno dovuto mettere in atto una ricerca durata tre mesi fatta di appostamenti, pedinamenti, controlli stradali ma anche tracciatura con sofisticati dispositivi tecnici digitali.