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Cronaca
Corte d’Assise

Femminicidio di Incisa, l’imputato: «Ogni giorno di condanna sarà un inferno con gli altri detenuti che mi picchiano»

Il testo completo di quanto letto da Paolo Riccone in aula davanti ai giudici che poco dopo l’avrebbero condannato a 22 anni

Poco prima che la Corte d’Assise di Alessandria si ritirasse per il verdetto finale, Paolo Riccone, imputato di omicidio della compagna Floriana Floris, ha fatto una serie di dichiarazioni spontanee.

Per la prima volta, con un fil di voce, ha parlato in pubblico di quello che era accaduto un anno fa. E ha chiesto scusa, sempre per la prima volta, alla famiglia di Floriana.

Questo il testo completo di quanto letto da Riccone in aula.

«Desidero oggi per la prima volta comunicare ai parenti di Floriana il mio sincero pentimento per il terribile gesto che ho commesso.

Davvero non so cosa mi sia preso perché io fino a quel bruttissimo giorno ho sempre e solo pensato di fare male a me stesso e a nessun altro.

Mi dispiace e so bene che queste scuse non bastano e nemmeno la somma che ho pagato per il risarcimento restituirà mai Floriana ad Alice, a Fabio e a sua madre, ma spero che almeno in parte il loro dolore possa essere un po’ più sopportabile.

Ho provato sulla mia pelle a perdere prematuramente una persona cara e il dolore non mi ha mai lasciato. Anche per questo, perché ci sono passato, non so veramente spiegare come possa aver pensato e ancor peggio come possa aver agito in quel modo.

E’ stato inaccettabile e per questo so di essere qui per pagare il mio debito con la giustizia.

Diverso è il debito che ho con i parenti di Floriana perché so che non potrò mai saldarlo, qualsiasi cosa io dica o faccia.

I dottori dicono che ero lucido, ma non è così, almeno non dal mio punto di vista.

Avrei preferito morire piuttosto che passare il resto della mia vita con questo perenne senso di colpa per quanto ho fatto. Non sono nemmeno riuscito a togliermi la vita e forse anche di questo mi ritengo colpevole nei confronti di me stesso e di Floriana. So bene che ora mi attendono tanti anni di carcere.

E’ passato poco più di un anno da quando ho iniziato la mia detenzione e sono già stato picchiato moltissime volte dagli altri detenuti. A Torino mi hanno preso a pugni e rotto gli occhiali mentre a Genova, dove sono recluso adesso, l’ultima volta pochi giorni fa un detenuto mi ha preso a schiaffi.

Sto vivendo un inferno fatto di sbarre e di botte quotidiane perché chi commette reati come il mio ha il destino segnato per mano degli altri detenuti.

Non voglio farmi compatire e probabilmente voi penserete che in fondo me lo merito, ma volevo farvelo sapere perché ogni anno di reclusione che mi verrà comunato sarà un anno in più di inferno e un anno in meno di cure che potrei ricevere se mi facessi ricoverare per non arrivare mai più al punto di no ritorno in cui sono scivolato il giorno che ho posto fine alla vita di Floriana.

Mi vergogno e vi ribadisco che se fossi riuscito a togliermi la vita, per me sarebbe stato meglio.

Chiedo quindi sinceramente scusa a Floriana e ai suoi parenti».

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