L’hanno chiamata Terra Promessa l’operazione che la Guardia di Finanza di Torino ha portato a termine con l’arresto di sette persone per il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
I finanzieri hanno avviato le indagini due anni fa su un gruppo di persone (egiziani, rumeni, bengalesi e italiani) che per almeno un decennio avevano creato ad arte documenti per consentire il rinnovo del permesso di soggiorno a centinaia di stranieri.
In particolare, attraverso una serie di imprese e società fittizie ed inattive, attivavano rapporti di lavoro simulati e producevano dichiarazioni di disponibilità ad assumere oltre a stipulare finti contratti di affitto. Tutto ciò consentiva rilasci e rinnovi di permessi di soggiorno a stranieri che in realtà non avevano alcuna prospettiva nè di lavoro, nè di abitazione. Non solo, grazie alle false società, riuscivano ad ottenere agevolazioni e prestazioni economiche, di varia natura, erogate da Inps e Agenzia delle Entrate alle quali venivano forniti i nominativi degli stranieri. Si tratta di redditi di cittadinanza, indennità di maternità, bonus baby sitter, bonus fiscali, bonus e sostegni al reddito in relazione al Covid, Naspi e rimborsi Irpef.
Al termine delle indagini piuttosto complesse, è emerso che gli arrestati avrebbero avuto la gestione diretta di due CAF di Torino con uffici operativi che costituivano veri e propri punti di riferimento dell’attività illecita, molto conosciuti dalle comunità straniere che vi si rivolgevano.
Ad ogni straniero che attivava una “pratica” presso i Caf gestiti dagli arrestati, venivano chiesti mille euro giustificati come “tasse” e li convincevano a versarli di fronte alla prospettiva di ritornare di quella cifra attraverso l’incasso di una serie di contributi e sostegni dello Stato italiano.
L’altro filone era quello della gestione di numerose società fantasma che fornivano finte posizioni lavorative di braccianti agricoli e collaboratori familiari per ottenere il permesso di soggiorno ma anche per numerosi ricongiungimenti familiari.
Assunzioni fittizie che avrebbero generato debiti nei confronti dell’Inps per un totale di 350 mila euro mentre a mezzo milione di euro ammonta il totale di flussi di denaro che gli arrestati hanno esportato all’estero.