Sono state depositate le motivazioni della pesante sentenza a carico di Pasqualino Folletto, l’operaio di 47 anni che il 4 luglio del 2015 uccise a coltellate la chef del Gener Neuv nella tabaccheria che gestiva con il marito in corso Volta
Quella che poteva essere considerata la sua “debolezza”, ovvero il gioco d’azzardo, nel processo per la morte di Maria Luisa Fassi si è trasformata in un boomerang che ha solo aggravato la sua posizione.
Sono state depositate le motivazioni della pesante sentenza a carico di Pasqualino Folletto, l’operaio di 47 anni che il 4 luglio del 2015 uccise a coltellate la chef del Gener Neuv nella tabaccheria che gestiva con il marito in corso Volta.
Nelle pagine scritte dal gip Giannone a sostegno della condanna a trent’anni, si ripercorre quella “doppia vita” di Folletto: da una parte lavoratore e padre di tre figli e dall’altra preda della ludopatia che lo porta a sperperare una parte del suo stipendio. Portando sempre le casse della famiglia in rosso e innestando un meccanismo tragico e disperato che quel sabato mattina lo portò a cercare soldi facili in una rapina.
Senza ombra di dubbio la premeditazione, visto che si è presentato in tabaccheria con il coltello in tasca ma anche una violenza “assolutamente spropositata non solo alla premeditata rapina ma anche al rappresentato, accettato e voluto omicidio, cagionando effetti lesivi devastanti del tutto sproporzionati”.
La sua dipendenza è stata confermata anche dal furto, nella tabaccheria già segnata dal sangue della donna agonizzante sul pavimento, di una mazzetta di Gratta & Vinci.
Anche se Folletto sull’attimo esatto in cui ha cominciato a sferrare le 45 coltellate alla donna non ha avuto mai ricordi chiari e precisi, è stato ricostruito che la causa scatenante fu la reazione di Maria Luisa, la difesa del denaro e degli altri valori presenti nella tabaccheria.
Uscite le motivazioni, i suoi difensori possono ora valutare se presentare ricorso in Appello. Pur non essendoci dubbi sulla colpevolezza dell’uomo, reo confesso peraltro, secondo gli avvocati Merlino e Romagnolo, vi sarebbero ancora margini per una riduzione della condanna.
d.p.