Sulle colline astigiane squassate dalla tromba daria si contano i danni. «Mi sto riposando dopo tre giorni – dice Poggio Matteo di Castelboglione in cui tutti gli amici sono venuti ad aiutarci
Sulle colline astigiane squassate dalla tromba daria si contano i danni. «Mi sto riposando dopo tre giorni – dice Poggio Matteo di Castelboglione in cui tutti gli amici sono venuti ad aiutarci e tutti gratis. Se non ci fosse stata questa corsa a darci una mano credo che avrei preso una ruspa e avrei tirato giù i filari in fondo alla riva e mi sarei messo a fare altro». Una gara di solidarietà che comunque non elimina le ansie.
«Ogni volta che sento alzarsi il vento – si lascia scappare il padre Piercarlo – ormai lo sento nelle vene, non lo auguro a nessuno di vivere quel che abbiamo vissuto. Per fortuna nessuno era in vigna se no ci sarebbe scappato il morto». Raccontano che sia stato come vedere un carro armato passare sui vigneti. «Ne abbiamo – continua Matteo – oltre due ettari a terra. Come fosse venuta giù una bomba. E la cosa peggiore è che nessuno lo ha raccontato. Stiamo lottando per rimetterci in piedi». Dei 1500 pali ordinati ne sono stati messi giù poco più della metà, resta ancora tanto lavoro da fare.
«Il problema peggiore – chiude Matteo – è che questa è una ferita che non si rimarginerà mai. I vigneti che hanno subito danni resteranno storti con oltre il trenta per cento delle viti spaccate. Anche dove cè la vegetazione i danni resteranno». Fortuna vuole che tutti amici e vicini, anche quelli insospettabili si sono rivelati un sostegno importante. Ma qualche rospo in gola è rimasto. «Abbiamo vergogna – si lascia scappare il padre un po esasperato – di un sindaco che si sia fatto fotografare con due coppi rotti quando cè gente che ha perso tutto».