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Cronaca
Corte d’Assise

Grinzane Cavour, la madre di uno dei rapinatori uccisi: “Mio figlio non doveva essere lì ma non doveva neppure morire così”

Tante lacrime ieri all’udienza che ha visto testimoniare i parenti che si sono costituiti parte civile: madri, padri, compagne, fidanzate, sorelle, fratelli

Un’udienza che ha visto tutti i testimoni concludere in lacrime le loro deposizioni. E’ quella che si è tenuta ieri davanti alla Corte d’Assise del Tribunale di Asti, presieduta dal giudice Alberto Giannone (Elio Sparacino a latere) nell’ambito del processo contro Mario Roggero, il gioielliere di Grinzane Cavour che ha ucciso due rapinatori dopo il colpo al suo negozio e ne ha ferito un terzo che si è salvato.
Era l’udienza dedicata alle parti civili: padri, madri, mogli, compagne, fidanzate, sorelle, fratelli, zie dei due rapinatori che hanno perso la vita sulla strada di Grinzane antistante il negozio di Roggero.
Fra le deposizioni più toccanti quella della madre di Andrea Spinelli, interrogata dall’avvocato Careglio che assiste la famiglia in questo processo.
«E’ vero che ha sbagliato, che non doveva essere lì a fare quello che ha fatto, ma non doveva neppure morire in quel modo».
Nei suoi occhi, come in quelli di tutti gli altri parenti, sono ancora scolpite le immagini del video della rapina ricostruito attraverso tutti i filmati di videosorveglianza recuperati dai carabinieri nelle attività (prima fra tutte la gioielleria rapinata) della zona.
Suo figlio è stato quello che ha resistito più a lungo agli spari prima di accasciarsi senza vita in strada, ma è stato anche quello che, già a terra, è stato raggiunto da alcuni calci al volto sferrati dal gioielliere. Uno dei passaggi del video che ha maggiormente colpito chi lo ha visto.
Lei, la sorella, il fratello, il patrigno, la compagna lo descrivono come un uomo affettuoso, molto legato sia alla sua famiglia d’origine che a quella che si era formato con la compagna, da oltre vent’anni, comportandosi da padre con la figlia di quest’ultima, che, in aula, non ha avuto il coraggio di testimoniare perchè in preda ad un pianto a dirotto.
La sorella, che lo ha definito il “mio fratello speciale, il mio protettore” ha riferito di aver saputo della sua morte da un sito di notizie on line, senza volerci credere.
In aula, al banco dei testimoni, anche la compagna dell’altro rapinatore ucciso, Giuseppe Mazzarino.
Anche lei ha raccontato di un uomo affettuoso e premuroso in famiglia, sia con i figli che con lei, affetta da sclerosi multipla. «Mi aiutava in tutto, era capace a fare tutto in casa e quando stavo male era lui che portava avanti tutto in famiglia».
Presente anche il terzo rapinatore, Alessandro Modica, quello scampato alla morte. Per lui hanno parlato due consulenti (uno psicologo forense e un medico legale) per riferire del disturbo post traumatico da stress con il quale convive dal 28 aprile 2021, giorno della rapina finita nel sangue.

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