Emergono altri nuovi particolari sulla tragica rapina avvenuta a fine aprile del 2021 a Grinzane Cavour alla gioielleria Roggero terminata con la morte di due rapinatori e il ferimento di un terzo.
In Corte d’Assise ad Asti prosegue il processo a carico di Mario Roggero, il titolare della gioielleria che aveva inseguito i rapinatori e sparato contro di loro.
Oggi era un’udienza molto attesa perchè era quella dedicata ai testimoni a difesa di Roggero. Prime fra tutte la moglie e la figlia Laura presenti entrambe alla rapina.
Sofferta la deposizione della signora Mariangela, la moglie. Ha ripercorso tutte le fasi della rapina, già conosciute dalla giuria grazie al “film” ricostruito dai tecnici della Procura grazie ai filmati di videosorveglianza interni ed esterni alla gioielleria. Ma ha aggiunto, se così si può dire, l’effetto “sonoro” e quello “emotivo”, che le videocamere non hanno restituito.
Il sonoro riguarda le frasi dette dai rapinatori in più occasioni: “Ferma sennò ti ammazzo”, “Stai ferma, stai brava o ti ammazzo”, “I soldi, dove sono i soldi? Tirali fuori o ammazzo tua moglie e tua figlia” rivolta al titolare.
La donna ha parlato di momenti terribili, di grandissima paura, in cui si è anche presa due pugni in faccia (anche se dagli iniziali atti della Procura ne risultava solo uno). Di qui i “sottotitoli” emozionali di quanto accaduto in quella gioielleria.
«Mi ha puntato la lama del coltello alla gola e mi strattonata, dopo che mi ha tirato il pugno ho fatto un urlo fortissimo – ha raccontato – e mi ha sentito mio marito che lavorava dietro nel laboratorio. Quando mi ha mollata, mi sono rifugiata a mia volta nel laboratorio e lui mi ha tirata fuori e nel mentre ho visto che l’altro rapinatore, che aveva già legato le mani a mia figlia, stava puntando la pistola in faccia a mio marito chiedendo di aprire la cassaforte».
La donna ha ricordato che lei e il marito sono partiti dal nulla, figli di famiglie di origini modeste, hanno messo su il negozio dove hanno passato tutta la loro vita e dove hanno cresciuto figlie e nipoti. «Ma dalla rapina del 2015 prima e quella del 2021 poi, non ci sentiamo più sicuri lì. L’altra mia figlia non ha più voluto lavorare con noi e non ci sentiamo più neppure di tenere i nipoti a lungo nel negozio. Quello che per noi era un posto sicuro e a cui avevamo dedicato una vita di lavoro, è diventato un luogo che ci riempie di paura dove siamo sospettosi di qualunque faccia nuova e dove si parla solo sempre delle rapine avvenute».
Sulla stessa lunghezza d’onda la deposizione della figlia Laura, anch’essa presente sia alla rapina del 2015, in cui Roggero venne brutalmente pestato, sia a quella del 2021. Entrambe le donne hanno detto che da 8 anni vivono come in un incubo e con loro il padre e marito.
Proprio sul riflesso che ebbe la violenta rapina del 2015 sulla reazione di Roggero a quella del 2021 si sono spesi tre consulenti psichiatrici forensi chiamati dalla difesa sostenuta dall’avvocato Bolognesi.
Tutti concludono per una incapacità di intendere e di volere di Mario Roggero che, il 28 aprile 2021, ha rivissuto l’esperienza di sei anni prima e, in alcune fasi, sovrapponendo i ricordi della vecchia rapina a quella che stava subendo in tempo reale.
I consulenti hanno parlato di una reazione, quella di correre dietro ai rapinatori e freddarli con la sua pistola, derivata da due fattori: il primo è uno stress postraumatico non curato risalente al 2015, il secondo riguarda la convinzione distorta di Roggero sulla sorte della moglie. Era convinto, infatti, che i tre rapinatori si stessero dando alla fuga portando con loro la donna in ostaggio e si sarebbe lanciato così al loro inseguimento per liberarla.
Vista la netta discordanza delle conclusioni con i consulenti della pubblica accusa sostenuta dal pm Davide Greco, la Corte d’Assise presieduta dal giudice Alberto Giannone, con il giudice togato Sparacino a latere e i giudici popolari, ha disposto che venisse eseguita una super perizia affidata al dottor Keller di Torino.
In coda all’udienza di stamattina la deposizione dell’ingegner Vinardi, consulente balistico, che, per meglio spiegare le dinamiche delle armi usate nella rapina, ha tirato fuori e fatto soppesare ai giudici togati e popolari, delle riproduzioni esatte della pistola usata dai rapinatori, di quella usata dall’imputato e del coltello puntato alla gola della moglie.