Un’altra udienza particolarmente densa e importante quella che si è tenuta oggi in Corte d’Assise ad Asti per la morte di Giuseppe Mazzarino ed Andrea Spinelli, i due rapinatori che portarono a segno il colpo nella gioielleria Roggero. Il titolare è al banco degli imputati per averli inseguiti e aver loro sparato, uccidendoli. Si salvò solo il terzo rapinatore, Alessandro Modica, che riuscì a fuggire pur ferito ad una gamba.
Il pm Davide Greco ha chiamato a deporre altri testimoni d’accusa, fra i quali il consulente professor Gabriele Rocca, medico legale e psichiatra forense. Era stato incaricato dalla Procura di rispondere ad una domanda molto importante per la configurazione della pena a carico dell’imputato: era capace di intendere e volere quando ha riconcorso i rapinatori e li ha uccisi a colpi di pistola subito dopo la rapina?
Complessa ed articolata la relazione dello psichiatra che ha concluso sul fatto che la capacità di intendere di Mario Roggero fosse intatta mentre quella di volere fosse fortemente condizionata dal ricordo della violenta rapina che aveva subito nel 2015. Per il professore, Roggero non si può definire affetto da psicosi a seguito di quel grave fatto del 2015, però si trovava in condizioni tali che avrebbero potuto condizionare i suoi gesti.
Di diverso avviso la dottoressa Ilaria Rossetto, anch’essa psichiatra forense, consulente delle parti civili, ovvero delle famiglie di Mazzarino e Spinelli.
La dottoressa ha concluso sul fatto che Roggero era capace di intendere e di volere al momento dei fatti. Vero che si trovava in uno stato emotivo intenso fatto di rabbia e frustrazione sicuramente ricollegabili alla rapina subita anni prima, ma esclude che l’imputato fosse affetto da paranoie, da disturbi di adattamento, da disturbo post traumatico come codificato dai manuali di salute mentale o da psicosi così come già escluso dal collega. Ha parlato di un comprensibile stato emotivo passionale che però non configura una diminuita capacità di intendere e volere. Sottolineando che lo stesso imputato, dopo la rapina del 2015, non si era mai sottoposto a visita psicologica, non era stato in trattamento nè aveva assunto o assumeva farmaci specifici.
Nella sua deposizione, la dottoressa Rossetto ha anche rivelato alcune delle risposte ricevute dal gioielliere durante il loro colloquio di valutazione.
E così emerge che Roggero aveva giustificato l’inseguimento dei rapinatori fuori dal negozio per assicurarli alla giustizia, perchè non finisse come la rapina precedente, in cui scapparono e anche quando vennero trovati e arrestati, vennero condannati ad una pena irrisoria, secondo lui, e non versarono mai risarcimento.
E’ emerso anche un altro particolare che ha provocato commozione nei banchi in cui sedevano i parenti dei due rapinatori morti.
Mentre Mazzarino cadde esanime poco dopo lo sparo, Spinelli, pur già colpito, riuscì a fuggire per qualche metro, accasciandosi poi su un marciapiede vicino dove venne raggiunto da Roggero che gli prese a calci la testa. Il gioielliere ha riferito che in quel momento Spinelli, ancora lucido, lo supplicò di non ucciderlo, di lasciarlo vivere e lui rispose “Ma io non sono mica un delinquente” smettendo di dargli calci e lasciando che si rialzasse e si allontanasse salvo poi crollare pochi metri dopo senza vita a causa dell’emorragia interna provocata dal colpo che lo aveva raggiunto.
L’udienza di oggi ha avuto un epilogo abbastanza curioso. Mentre la Corte d’Assise presieduta dal giudice Alberto Giannone e, a latere, il giudice Elio Sparacino si riservava di conferire incarico sulla capacità di intendere e volere di Roggero ad un perito super partes viste le difformità di diagnosi emerse dalle deposizioni dei consulenti di pm e parti civili, ha acconsentito ad una insolita richiesta del pm Greco. Il magistrato che ha coordinato le indagini fin dall’inizio, ha infatti chiesto che venissero acquisite le copie di interviste rilasciate da Mario Roggero in tv, in radio e sulla carta stampata nel periodo che ha preceduto l’inizio del processo. Questo perchè è trapelata l’intenzione dell’imputato di non sottoporsi all’interrogatorio in aula. Visto che in queste interviste sono attribuibili a lui con certezza le dichiarazioni che fece sul fatto, per il pm è un modo per avere più elementi di giudizio sull’uomo.
La Corte ha ammesso tutta la documentazione “giornalistica” richiesta.
Il processo riprenderà il 3 marzo con un’altra udienza emotivamente intensa, in quanto saranno sentite le parti civili, ovvero genitori, mogli, sorelle, fratelli delle due vittime.