«Ho sentito gridare forte e ho vistol'uomo con le mani piene di sangue»
Cronaca

«Ho sentito gridare forte e ho visto
l'uomo con le mani piene di sangue»

«Ho sentito gridare in modo concitato. Quelle urla mi entravano nella testa e sono scesa, ho capito cha stava accadendo qualcosa di grave, la porta era chiusa e ho chiamato i carabinieri». Con

«Ho sentito gridare in modo concitato. Quelle urla mi entravano nella testa e sono scesa, ho capito cha stava accadendo qualcosa di grave, la porta era chiusa e ho chiamato i carabinieri». Con queste parole la signora Rosalia, che abita al piano sopra quello di Anna Carlucci, la donna trucidata dal marito con quindici coltellate, ha raccontato quell'angoscia che da qualche ora si teneva chiusa nel cuore.

«Li conoscevo bene, parlavo sovente con loro. Amo gli animali e siccome sapevo che i piccioni avevano sporcato le tende del loro alloggio, gliele ho ricomprate tutte – ha detto la signora del piano di sopra – Come potevo immaginare che questa storia finisse così? Sentivo gridare e ho cercato di entrare, di vedere cosa stava accadendo, di aiutare chi aveva bisogno, ma la porta era chiusa e nessuno apriva. Cosa potevo fare?». La donna ancora stravolta per l'accaduto, raccontava con concitazione quei momenti terribili trascorsi sul pianerottolo davanti all'abitazione della vittima, senza poter fare nulla, senza poter intervenire. «Io non ho paura, se devo intervenire lo faccio – dice rivolgendosi ad una vicina di casa, la quale con più calma e meno concitazione replica – meno male che la porta non si è aperta, altrimenti ora invece di un cadavere, magari, ne contavamo due».

L'omicidio, l'ennesimo per la nostra città, è avvenuto questa volta in un quartiere periferico, fatto prevalentemente da alloggi popolari che si alternano ad altri palazzi realizzati più di recente e abitato da molti extracomunitari. Anche la scuola Anna Frank, a poche centinaia di metri, è frequentata da diversi bambini extracomunitari. Ma la zona è sempre stata tranquilla ed episodi del genere non si sono mai verificati. E' una "prima" in quella parte della città, una "prima" segnata da una realtà "mista" dove due culture differenti si incontrano ed interagiscono, senza mai completarsi fino in fondo. Il figlio di dieci anni andava a scuola proprio alla Anna Frank e al suono della campanella è rimasto in classe ad aspettare che qualcuno andasse a prenderlo, quel qualcuno che non è più arrivato.

La madre è stata uccisa dal padre, che attualmente si trova in carcere, arrestato dai carabinieri poco dopo aver compiuto l'efferato omicidio. Una tragedia nella tragedia che ora dovranno affrontare i nonni con l'aiuto, probabilmente, degli assistenti sociali. Intanto tutto il vicinato ieri è sceso in strada per raccogliere informazioni e verificare se quanto avevano sentito raccontare era proprio vero. «Erano persone brave – ha concluso la signora Rosalia – Non voglio pensare a quanto accaduto. Quando i carabinieri sono entrati nell'alloggio io ero proprio dietro di loro. Ho visto la scena dell'arresto e quanto c'era in quella camera. La donna riversa e suo padre, intervenuto probabilmente per difenderla, anche lui raggiunto da una coltellata».

Flavio Duretto

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