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Il detenuto non riesce a vedere la tve aggredisce agente del penitenziario
Cronaca

Il detenuto non riesce a vedere la tv
e aggredisce agente del penitenziario

Giovane, solo, disarmato di fronte a 50 detenuti che possono circolare liberamente fuori dalle celle: è finita male per un agente di polizia penitenziaria siciliano di 24 anni che giovedì pomeriggio

Giovane, solo, disarmato di fronte a 50 detenuti che possono circolare liberamente fuori dalle celle: è finita male per un agente di polizia penitenziaria siciliano di 24 anni che giovedì pomeriggio è stato aggredito a schiaffi e pugni tanto da finire al Pronto Soccorso. La denuncia dell'accaduto arriva da Marco Missimei, segretario provinciale della categoria della polizia penitenziaria in seno alla Uil. «Si parla solo sempre di quando sono gli agenti di polizia penitenziaria a venire condannati per maltrattamenti (o presunti tali) a detenuti, ma fuori dal carcere non si sa come lavoriamo e quali rischi corriamo ogni momento.»

L'episodio di giovedì è accaduto dintorno alle 14,30 mentre l'agente stava compilando dei verbali nel suo "gabbiotto" all'interno della sezione B2, quella in cui scontano la pena detenuti per reati comuni. Ogni sezione conta una cinquantina di carcerati. Ad un tratto è stato avvicinato da un detenuto maghrebino molto infastidito dal fatto che da qualche giorno la tv non funzionava pretendendo che qualcuno intervenisse. L'agente lo ha invitato ad allontanarsi dal gabbiotto e a calmarsi, ma per tutta risposta ha ricevuto gli schiaffi e i pugni.

«Casi come quello che è capitato giovedì – spiega Missimei – sono numerosissimi da quando è entrata in vigore la cosiddette Legge Torreggiani, introdotta dopo le sanzioni dell'Ue verso l'Italia per le condizioni di vita nelle sue carceri. La nuova norma prevede un massiccio aumento delle ore di apertura delle celle con la possibilità, per i detenuti, di circolare liberamente all'interno della sezione. Prima i detenuti passavano la maggior parte del tempo in celle ne uscivano per le tradizionali "ore d'aria" o per partecipare alle varie attività complementari in struttura.» Una decisione di civiltà nei confronti della popolazione carceraria che però confligge con l'efficacia della sorveglianza e la cronica carenza di organico.

«Questo significa, nella realtà, che ogni agente di polizia penitenziaria, nel suo turno, da solo deve sorvegliare cinquanta detenuti che si spostano ovunque – dice Missimei – senza contare che, proprio per la carenza di organico, può capitare di dover sorvegliare due sezioni insieme, quindi cento detenuti, e per otto ore di seguito. Capite che si moltiplicano le occasioni di scontro, di tensioni e, nel caso peggiore, la sproporzione numerica gioca a sfavore degli agenti.» A supportare le preoccupazioni del segretario alcuni dati statistici riportati durante il congresso nazionale di tre mesi fa. «Dall'entrata in vigore della Torreggiani con l'apertura delle celle, sono diminuiti i casi di suicidi e di gesti autolesionistici fra i detenuti ma sono quasi raddoppiate le aggressioni agli agenti e i suicidi fra il personale di custodia. Bisogna riorganizzare in fretta tutto per garantire sì i diritti dei detenuti, ma anche la sicurezza degli agenti che operano.»

Daniela Peira

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