Potrebbero presto comparire dei cartelli in più lingue nei principali giardini pubblici della città per invitare le persone a non toccare nè raccogliere e tanto meno mangiare i funghi che nascono
Potrebbero presto comparire dei cartelli in più lingue nei principali giardini pubblici della città per invitare le persone a non toccare nè raccogliere e tanto meno mangiare i funghi che nascono copiosi in questo clima umido sotto le piante. La richiesta parte dall'Asl, dal servizio di sicurezza e igiene alimentare, che ha indagato sui quattro casi di intossicazione da funghi a carico di altrettante donne straniere nella giornata di domenica. Nel cercare di capire dove le donne hanno raccolte le amanita phalloide e le lepiota che le hanno fatto star male, hanno scoperto che erano state raccolte al parco Biberach, sotto alcuni pini. Per cultura gastronomica le donne sono abituate a cucinare e consumare funghi ma non sanno che in Italia, al contrario del loro Paese d'origine, esistono varietà altamente tossiche e pericolose.
I funghi raccolti dalle due donne assomigliano tantissimo agli innocui prataioli (l'amanita può anche essere con cappello bianco) e ai chiodini o gambe secche, circostanze che potrebbero indurre qualunque appassionato di fungo a coglierli e scambiarli per varietà commestibili.
Purtroppo, dicono dall'Asl, il terreno astigiano è particolarmente vocato alla crescita di questi punti velenosi e bisogna prestare moltissima attenzione a quello che si raccoglie. Ogni minimo dubbio può essere spazzato via rivolgendosi al centro di controllo micologico attivo all'Asl durante il periodo di raccolta. Ma la presenza dei funghi velenosi nei parchi cittadini ha alzato il livello di attenzione e per evitare che bambini possano venirne a contatto (o anche cani), i cartelli e gli avvisi potrebbero tornare molto utili.
Daniela Peira