L’atmosfera natalizia non riesce a distogliere l’attenzione verso il problema numero uno degli agricoltori piemontesi: la proliferazione di cinghiali che stanno seriamente minacciando i raccolti (oltre alla sicurezza stradale).
In un comunicato molto critico, il Coaarp (Comitato amici degli ambienti rurali piemontesi) nato la scorsa primavera sulla scorta dei grandissimi danni nel periodo delle semine, non usa mezze parole e parla di “fallimento annunciato” in riferimento alla delibera regionale di fine ottobre con la quale viene proposta la sperimentazione di piani di selezione del cinghiale nel mese di gennaio 2022, dunque in periodo extravenatorio.
La Regione punta sulla cosiddetta “braccata” con l’ausilio di 3 cani e un massimo di 25 cacciatori in possesso dell’abilitazione alla caccia di selezione.
«Una sperimentazione che abbiamo buoni motivi di ritenere non possa incidere significativamente sul contenimento del numero di cinghiali – si legge nel comitato – Semplicemente un modo per prolungare il periodo di caccia a questo animale e per creare illusioni nei confronti di agricoltori e cittadini».
Il metodo della “braccata”, in effetti, finora non ha avuto prodotto grandi risultati sulla riduzione del numero di esemplari, se si tiene conto che, anche a causa della sospensione delle battute durante il periodo Covid, la proliferazione è ormai fuori controllo.
Il Coaarp sottolinea poi che i cacciatori “cinghialisti” devono essere in possesso della prevista abilitazione e dunque questa sperimentazione probabilmente porterà ad un incremento di operatori che richiederanno l’accesso ai corsi per ottenerla con un dispendio di denaro pubblico che potrebbe invece essere speso, dicono gli agricoltori, per indennizzare chi ha subito danni a raccolti o a mezzi coinvolti in incidenti contro i cinghiali. Oppure ancora per incrementare l’utilizzo di agenti preposti agli abbattimenti aprendo così le porte ad una “professionalizzazione” della caccia al cinghiale.
Senza contare i dubbi sulla sua coerenza con le linee guida di gestione e caccia al cinghiale con conseguente potenziale contestazione da parte dell’Ispra.
«Il Coaarp, rappresentando quasi interamente il mondo agricolo a livello regionale – si legge nella nota – chiede a gran voce che la Giunta Regionale trovi soluzioni operative di contenimento più efficaci nella riduzione del numero di individui di cinghiale, oltre che rispettose dei criteri richiesti dalle linee guida relative al cinghiale. Il Comitato ribadisce la piena disponibilità a partecipare ad un tavolo di confronto costruttivo per trovare soluzioni efficaci e durature per limitare la proliferazione di una specie che potrebbe essere vettore della peste suina africana».