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Cronaca
Corte d’Assise

Il gioielliere di Grinzane a processo: «Ho sparato ai rapinatori perchè pensavo che stessero portando via mia moglie»

Per la prima volta parla in aula e racconta la sua versione di quel che accadde il 28 aprile 2021 nel suo negozio

Un processo alle sue fasi finali che ha visto, per la prima volta in aula, intervenire l’imputato, Mario Roggero, il gioielliere di Grinzane Cavour che il 28 aprile del 2021 ha ucciso due dei tre rapinatori che avevano colpito nel suo negozio, e ne ha ferito il complice.

Non aveva accettato di sottoporsi all’interrogatorio in aula e finora aveva sempre presenziato in silenzio ascoltando testimoni e consulenti ma oggi, prima che parlasse il pm Greco e chiedesse per lui una condanna a 14 anni di reclusione, ha deciso di dare la sua versione di quel che avvenne quella tragica sera.

Con un foglio davanti per avere una traccia di quello che intendeva dire, si è seduto al posto dei testimoni e si è rivolto ai giudici togati e a quelli popolari della Corte d’Assise presieduta dal presidente Alberto Giannone con il collega Sparacino a latere.

Prima volta che parlava in aula ma anche la prima volta che ha espremmo dispiacere per «Questa situazione, per chi è venuto a mancare e per lo stato di ansia perenne in cui vive la mia famiglia, perchè anche noi siamo vittime della tragedia scaturita dalla rapina».

Ha anche espresso dispiacere per quel video, che ha definito “denigratorio” in cui c’è la sequenza di ciò che è accaduto prima, durante e dopo la rapina, costruito mettendo insieme tutti i filmati di sorveglianza del suo negozio e quelli cittadini. Un video molto crudo che non lascia però scampo ad interpretazioni. Lo hanno visto almeno 500 mila persone e Roggero ha sottolineato «ma riportava solo la parte finale della rapina».

Ha voluto difendersi anche dalle accuse di essere un uomo violento in riferimento all’episodio risalente nel tempo in cui una sera, era andato a recuperare la figlia di sera, al buio, per strada, dopo che era stata schiaffeggiata e fatta scendere dall’auto dal fidanzato di allora. Si era recato sotto casa del ragazzo e aveva minacciato lui e il padre con una pistola che deteneva regolarmente: «Il padre aveva minacciato di salire a prendere un fucile e io mi sono difeso. Chi, nella mia situazione, dopo aver raccolto per strada una figlia disperata e spaventata, non avrebbe fatto lo stesso?».

E, ancora, ha fatto partecipe la Corte d’Assise e le altre parti dei suoi conti: «Questa rapina, ad ora, mi è costata 600 mila euro. Metà per il risarcimento alle vittime, recuperato vendendo alloggi ereditati da mia madre e l’altra metà in spese legali».

Ha poi ricostruito con dovizia di particolari i momenti della rapina, secondo quanto da lui visto e vissuto.

Ha raccontato di aver capito che si trattasse di una rapina mentre si trovava nel laboratorio, sul retro, osservando le telecamere di sorveglianza. «Mi sono chiuso dentro perchè avevo dato ordine a mia moglie che in caso di rapina lei non rivelasse che ero in laboratorio, così avrei avuto qualche istante per chiamare le forze dell’ordine. Lei così fece, ma i rapinatori arrivarono subito alla porta della stanza blindata in cui mi trovavo. Io cercato di non farli entrare ma loro spingevano e alla fine mi hanno sorpreso. Uno impugnava una pistola e ho seriamente temuto che mi avrebbe freddato lì perchè mi hanno urlato, puntandomi la pistola in faccia “Ti ammazzo, ti ammazzo”. Stessa scena un secondo momento in cui di nuovo mi hanno puntato la pistola alla fronte facendo il conto alla rovescia per premere il grilletto. Gli ho ripetuto più volte di non sparare, di prendere quello che volevano ma di non uccidermi. Quando mi hanno chiesto anche i soldi contanti mi sono illuminato, perchè ho ricordato che in quel cassetto avevo la pistola che non toccavo da anni, ma era sempre presente. L’ho presa, loro sono fuggiti e io non riuscivo ad accorgermi di dove fosse mia moglie. Ho pensato che l’avessero rapita, presa con loro ed è per questo motivo che sono uscito con la pistola, li ho inseguiti e ho sparato per fermarli. Solo che ho mirato all’auto, per impedire loro di fuggire e non mi sono reso conto di averli colpiti, solo quando uno di loro mi ha puntato un’arma ho reagito».

All’evidenza delle immagini del suo stesso sistema di videosorveglianza del negozio, in cui è evidente che moglie e figlia sono rimaste in negozio, lui ha detto «Ho dovuto guardare molte volte quel filmato per convincermi che mia moglie era dentro e io le ero anche passato vicinissimo. Io, ancora oggi, non ho il ricordo della sua presenza, è come se non l’avessi vista, ero sicuro che se la fossero portata con loro per rapirla».

 

 

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