Arriva in aula, scortata dai carabinieri di Nizza Monferrato, si siede vicino all’avvocato Massimiliano Sfolcini che sta seguendo il caso con un impegno che va ben oltre quello di un difensore, i capelli raccolti nel velo nero. I suoi bellissimi lineamenti non riescono a nascondere la sua giovanissima età: 18 anni, sembra una bambina. Lo sguardo basso in un’austera aula di tribunale mai vista prima, Makka ha l’aria indifesa di una ragazzina che si è trovata in una vicenda ben più grande dei suoi 18 anni.
E’ iniziato questa mattina, alla Corte d’Assise di Alessandria, il processo che la vede imputata rea confessa per aver ucciso a coltellate il padre nella loro abitazione di Nizza Monferrato, il primo marzo di quest’anno. Un gesto violento arrivato al culmine di un crescendo di minacce dell’uomo nei confronti di lei e della madre; da anni maltrattava le due donne, anche davanti agli altri piccoli della famiglia.
Il presidente Bargero usa tutto il tatto possibile in un processo difficile in cui l’aria impaurita della ragazza è sotto gli occhi di tutti. Non può neppure contare sulla presenza della madre che, essendo una testimone che sarà sentita nelle prossime udienze, non può restare in aula.
Prima udienza, ancora nessun testimone ma questioni preliminari e lista testi con ammissione di prove. Pm Trucano e difensore Sfolcini si accordano per acquisire gli atti di indagine, sia quella dell’accusa che quella difensiva. I testimoni serviranno solo a circostanziare alcuni punti nodali della vicenda.
L’avvocato Sfolcini fa una richiesta importante: quella di una perizia sulla traduzione e trascrizione di tre registrazioni audio fatte in contemporanea da tre persone diverse in tre camere diverse dell’appartamento di Nizza poco prima dell’omicidio. Sono quelle di Makka, della madre e della sorella di 15 anni. Sono in russo e la traduzione che è agli atti del pm conterrebbe alcune lacune che viene chiesto ad un perito di colmare. In quei tre audio, preannuncia la difesa, c’è il “sonoro” di quanto stava accadendo in quella casa, del livello altissimo di tensione raggiunta e del terrore della moglie e delle due figlie maggiori consapevoli della violenza che muoveva ogni azione del padre in quel momento.
Perizia accordata dalla Corte d’Assise. La quale si è invece riservata l’eventuale nomina di un altro perito, questa volta per stabilire la capacità di intendere e di volere di Makka al momento del gesto. Sia accusa che difesa hanno incaricato loro consulenti, su questo punto, ma solo quando saranno depositate le conclusioni si saprà se sono allineate o totalmente in contrapposizione al punto da dover chiedere un intervento super partes.
Tutto questo scambio fra pm, difensore e presidente della Corte d’Assise viene seguito da Makka che per quanto sia stata preparata dal suo avvocato, fatica a stare dietro alle questioni di squisita procedura penale.
Il momento più atteso di oggi, da lei, era l’esito della richiesta di poter tornare sui banchi di scuola con i suoi compagni e quando il giudice ha negato l’autorizzazione, ha trattenuto a stento le lacrime.
Il processo riprenderà il 21 novembre.