Nonostante la scomunica che era stata decretata dall’allora Vescovo di Asti, monsignor Ravinale, nel gennaio del 2017, per qualche tempo Domenico Fiume (nella foto d’archivio durante una celebrazione a Ferrere), conosciuto dai suoi fedeli come monsignor Gabriele, aveva continuato a tenere i riti e le celebrazioni nel garage della cascina di Ferrere che lui aveva rinominato Santuario di Maria Rosa Mistica Madre della Chiesa/Monastero di San Bartolomeo apostolo.
Seguitissime le sue “messe” e i suoi riti con persone che venivano da tutto il Nord Italia.
Ma quelli non erano riti della Chiesa cattolica e dopo diverse segnalazioni, monsignor Ravinale emise la nota di scomunica.
Ora, a distanza di cinque anni, quella scomunica è stata revocata dal monsignor Prastaro, attuale pastore della Diocesi di Asti.
Cosa è successo?
A giugno di quest’anno, Domenico Fiume ha inviato una lettera alla Diocesi di Asti dove dichiara di essere un ministro della Chiesa Ortodossa e ha manifestato, si legge nella dichiarazione di revoca della scomunica, il suo pentimento per le azioni compiute nella Diocesi di Asti che hanno pregiudicato l’integrità della fede nei fedeli cattolici.
Valutato questi gesti, monsignor Prastaro ha deciso la revoca ponendo alcune condizioni. La prima è quella di astenersi dalla celebrazione della Santa Messa e non potrà amministrare i sacramenti secondo i riti in uso della Chiesa latina. Potrà officiare nella “Cattedrale della Madre di Dio di Kazan e di San Michele Arcangelo o nel Santuario di Maria Rosa Mistica Madelle della Chiesa e Monastero di San Bartolomeo apostolo o in qualunque altro luogo non appartemente alla Chiesa Cattolica solo secondo i riti liturgici e le tradizioni orientali della Chiesa Ortodossa a favore dei fedeli ortodossi. La Diocesi gli chiede anche di eliminare ogni riferimenrimento presente sul web che possa in futuro ricondurre tali luoghi alla Chiesa cattolica.
E, per ultimo, visto che alla scomunica erano seguite una serie di querele, gli viene chiesto di rimborsare almeno le spese vive sostenute per la difesa legale delle persone da lui querelate.
«Chiunque venisse a conoscenza di comportamenti da lui tenuti che possano bnuovamente indurre in errore circa la sua appartenenza ecclesiale o che siano in contraddizione con gli impegni da lui assunti – si legge nella nota della Diocesi – è invitato a darne immediatamente notizia affinchè si possa evitare ogni pregiudizio dell’integrità della fede cattolica e impedire che altri fedeli possano essere indotti in errori o dubbi».