Cerca
Close this search box.
<img src="https://lanuovaprovincia.it/wp-content/uploads/2015/02/imu-agricola-i-contadinibrnon-sono-il-bancomat-d39italia-56e6982bb2f3c1.jpg" title="Imu agricola: «I contadini
non sono il bancomat d'Italia»" alt="Imu agricola: «I contadininon sono il bancomat d'Italia»" loading="lazy" />
Cronaca

Imu agricola: «I contadini
non sono il bancomat d'Italia»

Più di tante parole può il cartello che ieri mattina gli agricoltori di Agrinsieme hanno esposto in un campo di Valgera facendo i “conti in tasca” ad Alessandro Coscia, il proprietario del fondo dove è stata originalmente organizzata una conferenza stampa con i giornalisti per parlare di Imu agricola. L’appezzamento ha una superficie di circa un ettaro, coltivata a prato che, in un anno produce fieno per circa 456 euro…

Più di tante parole può il cartello che ieri mattina gli agricoltori di Agrinsieme hanno esposto in un campo di Valgera facendo i “conti in tasca” ad Alessandro Coscia, il proprietario del fondo dove è stata originalmente organizzata una conferenza stampa con i giornalisti per parlare di Imu agricola. L’appezzamento ha una superficie di circa un ettaro, coltivata a prato che, in un anno produce fieno per circa 456 euro; a questi vanno sottratti 300 euro di costi di produzione e 86 euro di Imu per il 2014: all’agricoltore rimangono 70 euro, una cifra inferiore alle imposta pagata.

«L’anno scorso eravamo in piazza per difendere le nostre aziende dal pagamento della Cosap, quest’anno per difenderle dall’Imu – ha detto Alessandro Durando, presidente della Cia che fa parte di Agrinsieme con Confagricoltura e Alleanza delle Cooperative – ma vi pare logico che ogni anno se ne inventino una per tassare i campi che lavoriamo? I terreni non sono beni di lusso, sono il nostro strumento di lavoro con il quale creiamo reddito per noi e per i nostri dipendenti e con il quale paghiamo le tasse che ci competono. Sembra che, invece, il Governo abbia scambiato il comparto agricolo per il bancomat d’Italia».

Il nodo della questione riguarda i criteri con i quali viene calcolata l’Imu agricola. Dopo un carosello di regolamenti, scadenze, sospensioni, ritardi, esenzioni per altimetria dei Municipi, il Governo ha deciso che si sarebbe basato su una graduatoria redatta dall’Istat a tavolino. «Capita così che, nella nostra provincia – spiega ancora Durando – ci siano delle vigne di Moscato che non pagano l’Imu pur dando un buonissimo reddito e prati coltivati a cereali o vigne coltivate a Barbera falcidiate dalla flavescenza che invece pagano. Che senso ha tutto questo?».

Un appello diretto ai sindaci arriva da Massimo Forno, presidente di Confagricoltura Asti, che chiede loro di mobilitarsi consapevoli di quanto sia importante che gli agricoltori continuino a coltivare i terreni, perchè se aumentano i gerbidi, aumentano esponenzialmente i rischi di dissesto idrogeologico a carico delle amministrazioni. Ricordando anche che l’aumento dell’Imu, così come è stata ricalcolata, grava due volte sulle aziende agricole: sia per i terreni di proprietà tassati sia per quelli in affitto sui quali i proprietari chiedono il ricarico per poter patare l’imposta. Nell’anno dell’Expo di Milano con l’importante tema “Nutrire il pianeta”, l’Imu agricola insieme ai rallentamenti dell’applicazione del Psr che rappresenta l’ultimo serbatoio di contributi per lo sviluppo del settore in Italia, vengono vissuti come una totale mancanza di rispetto verso la categoria che, alla fine «consente di riempire i piatti alle tavole degli italiani» sottolinea Durando.

Un’imposta, l’Imu, che in molti casi rappresenta anche una “tassa sugli affetti”. E’ d’accordo su questa definizione il signor Ermello Cerrato, proprietario di 20 mila mq di terreno a Revignano, agricoltore con pensione da 500 euro al mese. «Sa quanto ho pagato di Imu? 300 euro, praticamente un euro al giorno. Per campi che sono incolti, perchè sono difficili da dare in affitto». Terreno in un corpo solo con la cascina di famiglia nel bel mezzo: «La nostra azienda è stata fondata da mio nonno nato nel 1875 ereditata da mio padre e poi da me. Abbiamo sempre lavorato quei campi, poi i miei figli hanno scelto altre strade e io, su quella terra che non rende nulla, pago un caffè al giorno».

Con una punta di rammarico da parte di Lodovico Actis, presidente Cia regionale sulla mancata adesione alla protesta di tutti gli altri agricoltori (con chiaro riferimento alla Coldiretti), la manifestazione si è chiusa con la promessa di incontrare i sindaci per chiedere l’azzeramento o l’abbattimento dell’aliquota in vista anche di rincari con l’entrata in vigore della revisione del catasto.

Daniela Peira

Condividi:

Facebook
Twitter
WhatsApp

Le principali notizie di Asti e provincia direttamente su WhatsApp. Iscriviti al canale gratuito de La Nuova Provincia cliccando sul seguente link

Edizione digitale