Dopo due anni "orribili" come il 2011 e il 2012 in cui si era registrato un elevato numero di incidenti ed un altrettanto numero elevato di morti e feriti, il 2013 era stato salutato da
Dopo due anni "orribili" come il 2011 e il 2012 in cui si era registrato un elevato numero di incidenti ed un altrettanto numero elevato di morti e feriti, il 2013 era stato salutato da tutti gli statistici come il giro di boa di campagne di informazione e sensibilizzazione oltre che di interventi mirati e controlli sulle strade. Insomma, ci si era illusi che gli automobilisti e i motociclisti fossero diventati più disciplinati e obbedienti alle regole del codice della strada, ma non è stato così. Nell'Astigiano, come nel resto d'Italia, il 2014 ha segnato una ripresa del trend in salita del numero degli incidenti (si è passati dai 455 del 2013 ai 508 dello scorso anno) e dei feriti (da 619 a 683). Unico dato positivo è il calo dei morti, che è passato dai 16 del 2013 agli 11 del 2014.
Numeri, questi, che sono stati divulgati nei giorni scorsi dal Rapporto Aci-Istat stilato con tutti i dati provinciali e delle grandi metropoli. Per quanto riguarda l'Astigiano, il numero maggiore di incidenti, nel 2014, si è verificato nel capoluogo, 389 su 508 totali, a dimostrazione che sono soprattutto i centri urbani a produrre il maggior numero di sinistri. Seguono i maggiori centri della provincia, come Canelli e Nizza (rispettivamente 22 e 18) e quelli attraversati da arterie di grande scorrimento ed autostrade come Isola d'Asti (con i suoi 20 incidenti registrati), Villafranca e Villanova (21 e 22). La causa principale degli incidenti resta indubbiamente la velocità (nel 28% dei casi) seguita dal mancato rispetto dei segnali (25%), dalla guida distratta, soprattutto per l'uso del cellulare (20%) e dal mancato rispetto della distanza di sicurezza (11%).
Sempre più alto il numero di chi non usa i dispositivi di sicurezza (cinture, casco e seggiolini per i bambini) e chi guida senza le lenti prescritte dal medico per una corretta visione. Interessante anche l'analisi delle strade sulle quali si ripetono più facilmente gli scontri. Sui 508 incidenti rilevati, ben 300 sono avvenuti in rettilineo, 75 ad un incrocio, 60 in prossimità di una curva, 27 agli incroci, 20 ad una rotonda. Ed è l'incidente in rettilineo, quello che avviene a velocità sostenuta per frontale o tamponamento ad aver causato il maggior numero di morti. I dati rilevati da Aci e dall'Istat consentono anche di capire quali sono i mesi in cui si assiste ad un'impennata dei sinistri: aprile, maggio e luglio con la punta più bassa, invece a febbraio. Meno sorprendente la suddivisione nei giorni della settimana. Si va dal numero più basso il martedì notte per arrivare ai picchi più alti nelle notti di venerdì, sabato e domenica, tre giorni nei quali morti e feriti sulle strade si moltiplicano.
E sono proprio i giovani fra i 20 e i 24 anni le principali vittime dei gravi incidenti anche se sono in aumento i giovanissimi (bambini fra 0 e 14 anni) e gli anziani (fra i 75 e gli 84 anni). Più esposti a rischio sono i pedoni e i motociclisti. Per quanto riguarda i primi vi è un indice di mortalità di ben quattro volte superiore rispetto agli occupanti di auto mentre per chi viaggia in moto o in bicicletta è più che doppio. E, fra i pedoni, sono gli anziani le vittime più frequenti. «Questi dati dimostrano l'urgenza di garantire l'utilizzo di almeno il 50% dei proventi delle multe per favorire la mobilità e la sicurezza stradale soprattutto in ambito urbano – commenta il presidente nazionale Aci, Angelo Sticchi Damiani – con attraversamenti pedonali moderni e visibili, percorsi ciclabili protetti, rotatorie efficaci a scongiurare i pericolosi urti laterali».
Daniela Peira