Un piccolo “sconto” arriva dalla Corte d’Assise d’Appello di Torino per Paolo Riccone, 58 anni, l’ex ricercatore universitario originario di Incisa Scapaccino che nel giugno del 2023 uccise la compagna Floriana Floris.
A fronte dei 22 anni comminati dai giudici di primo grado di Alessandria, in appello la sentenza uscita oggi pomeriggio parla di 19 anni.
Implicitamente rigettata la richiesta del suo difensore, l’avvocato Federica Falco, di una perizia psichiatrica sull’uomo che, all’epoca, soffriva di forti crisi depressive conclamate con plurimi annunci di suicidio. Perizia che era stata già negata anche in primo grado.
Paolo Riccone non era presente al processo. E’ recluso al Reparto Psichiatrico del carcere di Marassi dove si sottopone a cure costanti e dove, su conferma del suo difensore, tiene una condotta irreprensibile e si è arreso alla lunga detenzione che lo attende.
In Corte d’Assise ad Alessandria, a rappresentare la figlia, la madre e il fratello di Floriana, c’era l’avvocato Monica Mattone ma la famiglia, dopo la sentenza, è stata ristorata dei danni morali e dunque non era più parte civile in appello. Riccone, infatti, aveva ereditato circa 400 mila euro alla morte del padre, avvenuta qualche mese prima del femminicidio e tale cospicua cifra è stata interamente riversata alla famiglia Floris.
Nessuna dichiarazione da parte dell’avvocato Falco in attesa delle motivazioni che saranno depositate fra 30 giorni.
