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Cronaca

L’addio ad Albino, il “re”
del bar dei Portici Rossi

«Un grande astigiano, pur non essendolo per origini, che ha sposato la causa dell’astigianità, contribuendo allo sviluppo e al benessere della città». Così è ricordato Albino Zerella,

«Un grande astigiano, pur non essendolo per origini, che ha sposato la causa dell’astigianità, contribuendo allo sviluppo e al benessere della città». Così è ricordato Albino Zerella, scomparso nei giorni scorsi, all’età di 76 anni, di cui si sono celebrati i funerali ieri mattina, lunedì, nella Collegiata di San Secondo. A ricordare, in particolare, la sua figura è il giornalista Paolo Raviola, che lo conosceva bene, per via dell’amicizia che li legava fin da ragazzi. Originario della Campania, da dove, a metà del secolo scorso, si trasferisce da bambino con la sua numerosa famiglia, ad Asti, Albino lavora dapprima in diversi locali rinomati del capoluogo, tra cui i ristoranti la Grotta e Salera.

Successivamente, negli anni ‘70, rileva il bar Fiore, che lui ribattezza Portici Rossi, affacciato su piazza Alfieri, e che gestisce per tanto tempo. Vedovo da alcuni anni della moglie soprannominata “Chicca” nonché definita donna eccezionale, lascia i figli Sonia, avvocato, e Marco, titolare del bar tabaccheria in corso Alfieri, all’angolo con via Palazzo di Città. «Albino – commenta l’amico Paolo Raviola – era una delle memorie storiche di Asti. E’ stato un grande lavoratore e un bravo imprenditore, che ha avuto coraggio nell’intraprendere la propria strada, scegliendo cioè di investire nel bar, nonostante i tempi di allora fossero meno difficili di quelli odierni. Intelligente e cordiale, è stato capace di accattivarsi la simpatia della gente. Non a caso, aveva tantissime conoscenze. E’ riuscito, inoltre, a inserirsi benissimo nel tessuto locale, contribuendo al suo sviluppo. Ha saputo insomma diventare astigiano, pur non essendolo per nascita, e a vivere appieno la città».

m.z.

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