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Cronaca

La lapide della Contessa di Castiglione ritrovata in una discarica era destinata al castello di Costigliole

Queste, infatti, erano le intenzioni di Giuliano Soria quando la prelevò dal cimitero monumentale di Parigi per restaurarla. A Costigliole la nobildonna visse due anni prima di diventare l’amante di Napoleone III

Nelle intenzioni di Giuliano Soria quella lapide, dopo il restauro, era destinata al Castello di Costigliole ma le cose sono andate molto diversamente e se non fosse stato per la caparbietà della Fondazione Cavour oggi sarebbe rimasta sepolta in un sito di scarti edili.

Parliamo della lapide di Virginia Oldoini Verasis, meglio conosciuta come Contessa di Castiglione e Costigliole, che fu inviata nel 1855  dal cugino Camillo Benso conte di Cavour a Parigi dove sedusse Napoleone III e lo convinse a combattere la guerra a fianco del Piemonte.

Figlia del marchese spezzino Filippo Oldoini e della marchesa Isabella Lamporecchi, Virginia Elisabetta Luisa Carlotta Antonietta Teresa Maria Oldoini (questo il suo nome completo) nacque a Firenze il 22 marzo 1837 e arrivò in terra astigiana dopo aver sposato, a soli 17 anni, Francesco Verasis Asinari, conte di Costigliole e Castiglione Tinella. Dalla loro unione nacque Giorgio di cui la donna pianse la morte per vaiolo ad appena 24 anni.

Ritratto della Contessa di Castiglione

La contessa visse al castello di Costigliole per due anni, nel 1854 e nel 1855, poco prima di partire per la sua specialissima missione parigina.

Non solo convinse Napoleone III ma ne divenne l’amante ufficiale e ne condizionò le scelte politiche in chiave filo sabauda. Una donna così importante nella vita di Napoleone III da spingere l’imperatrice Eugenia a chiederne (ed ottenerne) l’espulsione dalla Francia.

Ma lei vi farà ritorno pur non calcando più gli eventi mondani di Parigi e si ritirerà in un esilio volontario nella sua residenza di Place Vendome. Lì la morte la coglierà nel novembre del 1899 e verrà sepolta nel monumentale cimitero parigino di Pere Lachaise.

Esattamente cento anni dopo, nel 1999, l’allora patron del Premio Grinzane Cavour, Giuliano Soria, prelevò la lapide originale dal Pere Lachaise sostituendola con una copia con l’accordo di provvedere a proprie spese al suo restauro. Portata a Torino, la lapide in pietra non potè essere restaurata poiché Soria venne coinvolto nelle note e complesse vicende giudiziarie che bloccarono tutte le attività del Premio. Dopo la morte di Soria avvenuta nel 2019, tutto viene messo in liquidazione e la lapide finisce nel deposito di un’impresa edile che, nel frattempo, ha anche cessato la sua attività.

Della lapide si perdono le tracce fino a quando la Fondazione Cavour, presieduta da Marco Boglione, al termine di un accurato lavoro di ricerca riesce a ritrovarla nel magazzino, due giorni fa, e la trasferisce nel parco cavouriano di Santena vicino alla sala diplomatica del Castello.

Ora bisognerà contattare il Ministero della Cultura francese per concordare la destinazione finale della lapide. L’importante, però, è che sia stata ritrovata e salvata dal rischio di distruzione o di smarrimento.

d.p.

La lapide quando ancora era sistemata sulla tomba al Pere Lachaise

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