La Squadra Mobile della Questura di Asti e la Sezione di Polizia giudiziaria della Procura hanno dato esecuzione all’ordinanza emessa dal Gip di Asti a carico di tre giovani, due uomini e una donna, residenti a Bra e Moncalieri, ritenuti responsabili di un consistente numero di truffe e di autoriciclaggio commessi nell’arco di pochi mesi tra il 2015 ed il 2016
La Squadra Mobile della Questura di Asti e la Sezione di Polizia giudiziaria della Procura hanno dato esecuzione all’ordinanza emessa dal Gip di Asti a carico di tre giovani, due uomini e una donna, residenti a Bra e Moncalieri, ritenuti responsabili di un consistente numero di truffe e di autoriciclaggio commessi nell’arco di pochi mesi tra il 2015 ed il 2016. Nei confronti dei due uomini è stata applicata la misura del carcere, mentre alla donna è stato imposto l’obbligo di dimora.
L’operazione è stata illustrata questa mattina in Questura dal Capo della Mobile Loris Petrillo, con accanto gli agenti della Mobile e dei poliziotti della PG.
«A seguito delle indagini condotte dalla Sezione di polizia giudiziaria, a carico di tutti e tre gli indagati sono emersi gravi indizi circa la commissione di una cinquantina di truffe ai danni di privati interessati ad affittare case od appartamenti per le vacanze. Ciascuna delle vittime veniva avvicinata con annunci online e quindi, dopo contatti telefonici e/o informatici, convinta a versare un acconto di qualche centinaia di euro per la locazione di immobili che non erano nella disponibilità degli indagati. Inoltre, ai due uomini arrestati sono contestati anche casi di truffe commessi a danno di società di erogazione di energia elettrica cui venivano presentate centinaia di falsi contratti di privati al fine di ottenere dalle società stesse le provvigioni non dovute. In un caso le manovre sono andate a buon fine realizzando gli indagati in un colpo solo il guadagno illecito di oltre 13 mila euro, in altri casi le società prese di mira si sono rese conto dei raggiri ed hanno tempestivamente bloccato il pagamento delle considerevoli provvigioni».
Complessivamente le truffe andate a segno hanno fruttato quasi 100 mila euro. Ai due viene addebitato anche il reato di auto riciclaggio, «realizzato con trasferimenti a società estere, verosimilmente provento parziale delle truffe sopraindicate posto che ambedue gli indagati non risultano titolari di alcun reddito da lavoro o da impresa», ha spiegato il commissario capo Petrillo. L’ordinanza firmata dal giudice Giannone rappresenta uno dei primi casi di applicazione di una sentenza della Cassazione dello scorso marzo riguardante l’aggravante della minorata difesa per le truffe on line e il reato di autoriciclaggio.
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m.m.t.