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Cronaca

La sensitiva: «Ho visto in sogno
chi ha ucciso Maria Luisa Fassi»

Non è vero che nessuno sa chi sia il killer di Maria Luisa Fassi. Nei giorni scorsi a farne una descrizione completa è stata Maria Pia Pipitone, una nota sensitiva intervenuta in occasione di

Non è vero che nessuno sa chi sia il killer di Maria Luisa Fassi. Nei giorni scorsi a farne una descrizione completa è stata Maria Pia Pipitone, una nota sensitiva intervenuta in occasione di precedenti casi di cronaca eclatanti come quello di Cogne, della contessa Agusta e della sparizione della piccola Denise, che porta il suo stesso cognome. La sensitiva ha detto di aver sognato ciò che è successo a Maria Luisa e di avere avuto rapidissime visioni che sono rimaste impresse nella sua mente, con una gran quantità di dettagli. Di questa sua “notte con l'omicidio” ha parlato con alcuni cronisti che seguono il caso di Maria Luisa Fassi. «L'assassino ha un'età compresa tra i 50 e i 55 anni – ha detto ai giornalisti all'indomani della visione – sull'avambraccio destro ho visto una cicatrice o una ferita che forse si è fatto mentre uccideva la malcapitata tabaccaia di Asti».

La sensitiva ha premesso di non aver affatto cercato “contatti” sull'omicidio di Asti e di non volersene occupare essendo impegnata, in questi giorni, alla stesura di un volume sulla collaborazione tra sensitivi e investigatori. «Quell'uomo è di altezza media ed è castano» ha proseguito la Pipitone nella descrizione della sua visione. Senza tralasciare il movente che avrebbe portato all'efferato delitto che si è consumato con 45 coltellate contro la Fassi.

«Ha ucciso per soldi, per molti, molti soldi. Vedo un debito di almeno 350 mila euro e vedo una scrittura privata nascosta da qualche parte che spiega e regola i rapporti su quel denaro» seppure, ha sottolineato la Pipitone, con quel debito la Fassi c'entrasse ben poco. Ma la visione non si ferma qui. «Ha ucciso con ferocia e poi si è dato alla fuga dal retro perchè lo localizzo nel cortile interno. Ma qualcuno ha visto, un testimone che si trovava al secondo piano di un palazzo molto alto di un palazzo vicino alla tabaccheria». Questo quanto riferito dalla donna, con tutti i dubbi e le diffidenze che interventi di questo tipo suscitano in chi li ascolta.

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