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Cronaca
Tribunale di Asti

La violenza non ha età: dopo 50 anni di matrimonio manda a processo il marito

L’imputato ha 86 anni, la moglie ne ha 82 e ha raccontato una vita di maltrattamenti, botte, insulti.

Non è mai troppo tardi per ribellarsi ai maltrattamenti di un marito violento.
Il gesto di una donna anziana, ultraottantenne, dovrebbe essere preso a simbolo da tutte quelle donne che, coetanee o più giovani, hanno dubbi sull’opportunità di denunciare le violenze domestiche.
Si è aperto questa mattina in tribunale ad Asti, davanti al giudice Giannone, il processo a carico di un marito per maltrattamenti: lui 86 anni, la moglie che lo accusa, 82 anni. Lei in aula, lui assente e un matrimonio di oltre 50 anni sotto la lente del pm Palumbo e del giudice.
Sotto la zazzera di capelli bianchi, la donna ha visto sfilare i testimoni che raccontavano un pezzo di quei 50 anni di inferno con un marito sempre arrabbiato che scaricava le sue frustrazioni sulla donna e sulle figlie; unico a lavorare in famiglia, per tutti i tanti anni di matrimonio aveva dovuto, ogni giorno, chiedergli gli spiccioli per andare a fare la spesa.
E poi le botte. Drammatica ma al contempo illuminante la testimonianza della figlia più grande, quella che ora si occupa della madre.  Anche lei con i capelli bianchi, alla soglia dei 60 anni, ha rievocato la sua infanzia con quel padre severo che distribuiva sberle con cattiveria alla madre e alla sorella. Lei ne ha preso poche, ma ne ha viste tante.
«Non dovevo più chiedere a mia madre cosa fosse successo – ha detto – mi bastava guardarla in viso per sapere che le aveva di nuovo prese e se guardavo bene vedevo lividi sulle braccia e in altre parti del corpo».

Quando la figlia è diventata adulta, almeno una volta al mese la madre cercava rifugio a casa sua dove stava due o tre giorni per disintossicarsi dal clima di violenza e poi tornava dal marito. Perchè? Ha chiesto il difensore dell’uomo. «Perchè per mia madre quella casa rappresentava tutti i ricordi di una vita. Non siamo mai riuscite a convincerla ad andarsene». Fino a quella mattina del febbraio 2020 quando il marito, per uno stupido pretesto, ha perso la testa e l’ha colpita più volte con il bastone che usa per camminare. «A far scattare la fuga – ha spiegato la figlia – è stata la consapevolezza di non riuscire più a sfuggirgli come un tempo, vista l’età. Ed è venuta a vivere da me». Negli stessi giorni la denuncia ai carabinieri per questi 50 anni di inferno.

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