Lavorare senza sosta tutta la settimana, sabati e domeniche compresi e alla fine non vedersi pagato lo stipendio. L'incubo di ogni lavoratore in tempi di crisi economica e mancanza di liquidità
Lavorare senza sosta tutta la settimana, sabati e domeniche compresi e alla fine non vedersi pagato lo stipendio. L'incubo di ogni lavoratore in tempi di crisi economica e mancanza di liquidità è divenuto realtà per Marcello Polastri, canellese di 46 anni il quale, nel tentativo di chiedere conto al proprio datore di lavoro sui mancati versamenti, si è visto oltretutto querelato per diffamazione per ben due volte e costretto, suo malgrado, a doversi difendere di fronte ad un giudice.
Un'assurda querelle che ha trascinato quest'uomo, sposato e padre di due figli piccoli, in un vero e proprio incubo durato quattro anni e terminato solo pochi giorni fa quando il tribunale di Acqui Terme, grazie alla difesa dell'avvocato Fausto Fogliati, gli ha dato ragione. I fatti risalivano ad alcuni anni fa. Marcello fu assunto da una ditta con sede a San Marzano Oliveto che installava impianti fotovoltaici nel marzo 2011 ma i problemi cominciarono quasi subito. «A luglio cominciammo, io e i miei colleghi, a non ricevere più lo stipendio. Io mi occupavo dell'installazione degli impianti e della vigilanza notturna. Con due figli da crescere il lavoro non mi spaventava e anzi, non mi lamentavo per i turni massacranti. Ad agosto, però,fui costretto ad assentarmi un giorno dal lavoro. Non stavo bene e oltretutto dovevo lavorare su un ponteggio privo di protezioni. Ricevetti una lettera di richiamo da parte dell'azienda. Lì sono cominciati i guai- racconta avvilito Marcello ? Quando chiesi conto della lettera e degli stipendi che non venivano pagati fui querelato dal mio datore di lavoro perché avevo formulato le richieste "di fronte a terzi"e lui si era sentito oltraggiato».
In quella battuta il giudice diede torto a Marcello che fu costretto a pagare le spese processuali e una multa di 500 euro. «L'azienda aveva assunto un atteggiamento chiaro, volto a contestare delle azioni disciplinari ai danni del lavoratore per consentirgli il licenziamento» spiega l'avvocato Fogliati. Marcello però non si diede per vinto: con un affitto da pagare e la famiglia da mantenere l'uomo ingoia il rospo e torna al lavoro ma ormai la situazione è destinata a precipitare. «Dopo un primo saldo degli stipendi dovuti il mio capo è tornato a non pagare. Nel frattempo lo vedevamo sempre più di rado e cominciavamo a disperare anche perché nel frattempo io avevo ricevuto un ingiunzione di sfratto. Una sera io ed un collega siamo andati a trovarlo a casa per chiedergli quando e se ci avrebbe pagato ma lui chiamò subito i carabinieri». La ricostruzione di Marcello ha dell'incredibile perché mentre chiede al suo capo di saldare il dovuto, l'uomo lo irride dicendo di aver "già" pagato tutto". «A quel punto non ci ho più visto e l'ho insultato. Capitemi, ero senza soldi, il frigo vuoto e con un ingiunzione di sfratto in tasca» si giustifica con grande dignità.
Il datore però lo querela una seconda volta ma Marcello decide di cambiare avvocato e di affidarsi allo studio di Fausto Fogliati. Parte il processo, che si trascina per lunghi anni perché nel frattempo la ditta fallisce e il datore di lavoro fugge all'estero. «Speravamo di rintracciarlo per convincerlo a ritirare la querela e chiudere così la faccenda ma non è stato possibile – aggiunge Fogliati ? per fortuna il giudice di Acqui ha accettato come scriminante la provocazione del datore di lavoro che di fronte ai carabinieri aveva asserito di aver già pagato il Polastri, il quale è stato assolto». Tutto bene quel che finisce bene? No purtroppo, perché la speranza di vedersi restituire i quattro stipendi in arretrato è remota e perché Marcello è rimasto senza casa e senza lavoro. «Siamo ospiti a casa di conoscenti. Faccio un po' di tutto, mi arrabatto come imbianchino e non conosco orari nè festività. Farei di tutto pur di lavorare» assicura grintoso, negli occhi la determinazione di non arrendersi. Chissà che dopo tante difficoltà qualche imprenditore della zona non risponda al suo appello e che questo periodo di feste porti a Marcello e alla sua famiglia il regalo più bello: un lavoro che consenta di vivere dignitosamente.
Lucia Pignari