«Una situazione paradossale ?- si lascia scappare l'assessore all'Agricoltura del Comune di Asti Andrea Cerrato – ?che rischia di danneggiare gravemente Asti e l'intero territorio e i prodotti che da questo nome, inteso come brand mondiale, traggono storicamente prestigio e riconoscibilità». Giulio Porzio, presidente della Vignaioli e componente del consiglio di Agrinsieme, dice: «il Comune di Asti doveva essere coinvolto nella denominazione. Anche per rafforzare l'identità territoriale…
Vicende come quella dell'Asti lasciano sempre i nervi scoperti. E scontentano tutti specie in momenti in cui servirebbe una filiera unita per competere all'estero. Mentre non si escludono ulteriori colpi di coda europei sulla vicenda.
«Una situazione paradossale ?- si lascia scappare l'assessore all'Agricoltura del Comune di Asti Andrea Cerrato – ?che rischia di danneggiare gravemente Asti e l'intero territorio e i prodotti che da questo nome, inteso come brand mondiale, traggono storicamente prestigio e riconoscibilità. Non entro nel merito della controversia giudiziaria, ma auspico, come ribadito anche in una lettera al Presidente dell'Associazione Comuni del Moscato, di cui Asti fa parte, una iniziativa politica ai massimi livelli che consenta di uscire da un'impasse dannosa che ha del grottesco, nel rispetto dei diritti e degli interessi degli operatori di tutto il territorio. Riteniamo che debba essere presto ristabilito anche per Asti il principio sancito dalla legge e dalle direttive europee che la località che attribuisce il proprio nome a una doc sia la prima ad aver titolo a poterne usufruire e non possa certo esserne esclusa. Sarebbe opportuno chiederci dove sta la logica secondo cui l'Asti si può produrre in Comune di Alba o di Serralunga d'Alba ma non nel Comune di Asti e come questa anomalia venga letta dall'esterno».
Anche dal nuovo organismo Agrinsieme Moscato arrivano commenti sulla vicenda. «Resto dell'idea ?- dichiara Giulio Porzio presidente della Vignaioli e componente del consiglio di Agrinsieme -? che il Comune di Asti dovesse essere coinvolto nella denominazione. Anche per rafforzare l'identità territoriale. C'è chi dice che il rischio Tokaj non ci sia ma occorre comunque fare attenzione. Non dico che abbia ragione Zonin o che abbiano ragione i produttori dico solo che probabilmente una zona magari a sud del Tanaro dove già ci sono i vigneti sarebbe stata ragionevole. Trovando un compromesso visto che per andare all'estero bisogna essere organizzati».
Di tutt'altro avviso Coldiretti. «Coldiretti Piemonte -? dichiara Roberto Cabiale, Presidente Coldiretti Asti -? ha nuovamente ottenuto un atto di equità verso un territorio che ha sempre richiesto il non inserimento del Comune di Asti nel disciplinare della DOCG». Sulla vicenda chiude l'ex presidente del Consorzio Paolo Ricagno. «Abbiamo preso -? chiude l'allora Presidente del Consorzio -? quella decisione all'unanimità. Decisione che anche secondo i nostri legali era quella giusta. All'epoca rappresentavo il Consorzio e credo di non aver fatto nulla di male. Di sicuro so di non aver usurpato nessun diritto con quella ventina di ettari nel Comune di Asti. Sono ancora convinto che fosse la strada giusta. Non condivido l'impostazione della Produttori Moscato ma finché le lasceranno fare quel che vuole e con soldi nostri va bene così. Adesso cosa capiterà? Davvero non lo so. Dipende da cosa deciderà di fare Zonin. Lo vedremo. Ma poi non lamentiamoci se le conseguenze le pagheremo tutti»».
Proprio per quanto riguarda i prossimi passi di Zonin, da fonti certe giunge notizia che i legali del Castello del Poggio non vogliono lasciar cadere la cosa e intendono ricorrere per gravi errori materiali nella sentenza del Consiglio di Stato.
Lodovico Pavese