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Cronaca
Sentenza

Maltrattava la moglie e le vietava anche di mangiare lo zabaione: sconterà la pena nell’Astigiano

Condannato dal tribunale di Torino, l’uomo è originario del nord della provincia.

La sconterà in un paese del nord astigiano la pena che il tribunale di Torino gli ha inflitto per i maltrattamenti alla moglie spesso perpetrati anche di fronte alle due figlie.
L’uomo, 50 anni, è stato condannato a 3 anni di carcere con la conversione dello stesso periodo di pena in arresti domiciliari nel suo luogo di residenza, in provincia di Asti.
Lunghissima la lista di comportamenti per i quali è andato a processo e per i quali è stato condannato: dallo stalking telefonico con oltre 300 chiamate in pochi giorni comprese le ore notturne, ai messaggi con testi che andavano dalla minaccia al bisogno di controllo passando per le intrusioni in casa in cui si è impossessato del diario personale della moglie e delle password di posta elettronica della donna per controllare tutti i messaggi mandati e ricevuti. Poi la distruzione delle cose: costose scarpe da ballo, bicicletta, auto vandalizzata.
Fra l’incessante pressione in vista dell’udienza di separazione, le ha anche inviato un video sui “doveri coniugali” della moglie continuando a ripeterle che lei doveva ancora considerarsi la sua donna fino a quando non fosse intervenuta la separazione ufficiale.
Senza parlare delle liti continue, anche particolarmente violente, davanti alle due figlie ancora minorenni che vivevano nel costante timore che dalle parole il padre passasse ai fatti e temevano fortemente per l’incolumità della madre.
Nei capi di accusa per i quali l’uomo è stato condannato ci sono anche numerosi episodi di violenza fisica vera e propria: schiaffi, spintoni a terra, oggetti lanciati contro la donna, bocca tappata con una mano fino a quando le mancava il respiro, testa sbattuta contro un muro, piede ruotato fino a dolore insostenibile. In un caso l’uomo ha afferrato le braccia della moglie e l’ha costretta a schiaffeggiarsi da sola. Particolarmente odioso un altro caso in cui, ad un mese dal parto di una delle figlie e a pochi giorni da un intervento all’utero, ha preso a calci la donna mentre era a letto per recuperare le forze.
E poi le violenze psicologiche, con frasi ed atteggiamenti che minavano continuamente la serenità e l’autostima della moglie: era criticata perché cantava in un coro e secondo l’uomo non ne era all’altezza, le veniva rinfacciato ogni giorno di spendere troppo per sé e per le bambine con conseguenti riduzione di denaro a disposizione già molto esiguo, il divieto di mangiare alcuni cibi come la carne di cavallo, il vin brulè e lo zabaione (“era una cosa da vecchi”, le diceva).
Le imputava di essere una sprecona perché non recuperava le briciole del pane quando lo affettava o gettava via la pelle di salame; quando era incinta della prima figlia l’aveva aggredita, con il pancione, perché aveva fatto scadere uno yogurt. E poi quella continua offesa: “Sei grassa” che lo portava a vietare alla donna gli spunti tra pranzo e cena. Insostenibile anche il continuo correggere alla donna i più piccoli errori di grammatica nelle loro conversazioni.
Una vita di inferno per la donna, durata anni, dalla quale si è affrancata con la querela che è stata supportata anche dai verbali dei numerosi interventi dei carabinieri chiamati a sedare le liti e di fronte ai quali l’uomo non cambiava atteggiamento minaccioso e offensivo.

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