Hanno messo la telecamera nascosta per difendersi dalle accuse infondate del padre, ma quello che hanno scoperto ha lasciato tutti sgomenti.
E’ approdata ieri in tribunale ad Asti una vicenda di famiglia piuttosto singolare nella quale ad essempre imputata è una donna che della famiglia non fa parte. E’ una operaia di origini romene accusata di circonvenzione di incapace proprio nei confronti dell’anziano capofamiglia di 90 anni.
Tutto è iniziato, hanno raccontato i figli in aula non senza imbarazzo, quando il loro padre, che è sempre stato un uomo parsimonioso e attento al denaro, ha cominciato a chiedere prestiti per non meglio specificati pagamenti in contanti. Il secondo campanello d’allarme è scattato quando l’uomo, mite e molto attaccato alla famiglia, ha cominciato ad accusare una delle figlie e la nuora di avergli sottratto del denaro dai contanti che teneva in casa, nei cassetti.
Di qui l’idea di mettere una telecamera per smentire questa sua convinzione ma, al contempo, per comprendere chi si appropriasse ciclicamente di quel denaro. Una telecamera collegata all’app telefonica di una delle figlie che maggiormente si occupava del padre.
Ed è dalla visione dei filmati che è emersa la verità. L’anziano, ancora autosufficiente e che viveva da solo in casa pur con l’assistenza regolare dei figli, riceveva la giovane operaia romena senza dirlo al resto della famiglia. In alcune circostanze ha chiesto alla donna (ed ottenuto) prestazioni sessuali mentre in altre ha semplicemente passato alla donna delle buste contenenti consistenti mazzette di denaro contante.
Dall’audio di queste riprese segrete per l’operaia (i figli sono stati tutti concordi nell’affermare che il padre era a conoscenza dell’installazione della telecamera e ha dato il suo consenso), è emerso che era lei stessa a mettere l’uomo “contro” i suoi figli, dicendo che loro l’avevano abbandonato e che lui non avrebbe più dovuto ascoltarli.