Cerca
Close this search box.
Morire a 80 anni arrabbiati con l’Inps
Cronaca

Morire a 80 anni arrabbiati con l’Inps

«Non è un problema di soldi ma di principio. Non si può far morire una donna di 80 anni con la rabbia contro lo Stato che ha sempre rispettato». A parlare è Massimo Morando, un rappresentante di

«Non è un problema di soldi ma di principio. Non si può far morire una donna di 80 anni con la rabbia contro lo Stato che ha sempre rispettato». A parlare è Massimo Morando, un rappresentante di commercio che ha assistito la madre gravemente malata e che si è scontrato contro il mondo delle pensioni di invalidità e di accompagnamento. Alla madre, Maria Sgro, nel 2007 venne diagnosticata la fibrosi polmonare idiopatica, una grave malattia rara degenerativa curata con farmaci sperimentali. La donna è stata abbastanza autosufficiente fino al dicembre del 2013 quando è stata colpita da embolo polmonare, conseguenza della malattia. Da quel momento ha potuto respirare esclusivamente con l'aiuto della bombola di ossigeno e non è più stata in grado di camminare; i suoi spostamenti, anche quelli minimi in casa, avvenivano solo per mezzo di sedia a rotelle.

«Nel febbraio del 2014 l'Inps ha riconosciuto un'invalidità del 100% a mia madre e ha concesso l'indennità di accompagnamento – racconta il figlio – circa 400 euro che si aggiungevano alla sua pensione complessiva di 780. Io l'ho sempre accudita da solo e quel denaro serviva a coprire le ore in cui lavoravo e lei rimaneva da sola». La revisione era stata fissata per il febbraio di quest'anno ma è stata anticipata a novembre. «Questa seconda volta è stata nuovamente riconosciuta l'invalidità del 100% ma non più l'accompagnamento, come se lei fosse migliorata. Una vera assurdità, visto che era affetta da una malattia degenerativa che faceva peggiorare le sue condizioni di mese in mese. Abbiamo chiesto una nuova visita per riottenere l'assegno di accompagnamento che è stata fissata a gennaio di quest'anno con lo stesso esito di quella di dicembre. Una vergogna. Mia madre, come se non bastassero le sue condizioni ulteriormente peggiorate, ha vissuto il diniego come un'ingiustizia che le toglieva il sonno di notte».

Venti giorni dopo la visita di gennaio la donna ha avuto un forte aggravamento e non si è più ripresa. A metà febbraio ha perso definitivamente la sua battaglia. «Lucida fino alla fine – racconta Morando – mia madre continuava a chiedersi perchè non le avessero riconosciuto quell'indennità. "La danno a tutti, perchè a me no, in queste condizioni?"». Già, perchè a lei no dopo averglielo già concesso un anno prima? «A pochi giorni dal funerale ho riordinato tutti i documenti sanitari di mia madre, ne ho fatto due copie e le ho consegnate all'Inps e alla Medicina del Lavoro con un biglietto "Con i ringraziamenti della defunta". Nessun rispetto per una donna gravemente malata che è morta nel peggiore dei modi».

Daniela Peira

Condividi:

Facebook
Twitter
WhatsApp

Le principali notizie di Asti e provincia direttamente su WhatsApp. Iscriviti al canale gratuito de La Nuova Provincia cliccando sul seguente link

Scopri inoltre:

Edizione digitale