Fra meno di un mese si terrà l’udienza preliminare per l’omicidio di Georgiev Gorancho e i due imputati, i fratelli Adrian e Valentin Betea, vi parteciperanno non più come detenuti in carcere, ma agli arresti domiciliari.
Tre giorni fa, infatti, il gip Di Naro ha accolto la richiesta di scarcerazione presentata dai loro difensori, gli avvocati Saraniti ed Abate Zaro e li ha posti agli arresti domiciliari.
A loro favore una serie di circostanze evidenziate dai difensori nella richiesta di scarcerazione. Intanto la singolarità di questo caso: se è vero che Gorancho è morto nel gennaio del 2020, il fatto che lo aveva ridotto in stato vegetativo risale a cinque anni fa, ormai. Una rissa nel giorno di Pasquetta nel cortile della casa in cui vivevano sia i Betea che la famiglia Gorancho finita malissimo per Georgiev e un amico. Georgiev ricevette un colpo fortissimo al capo, probabilmente con una sbarra di ferro, ed entrò in un coma dal quale non si riprese mai.
Dunque, per gli avvocati, non c’è urgenza di una misura cautelare per reiterazione del delitto o per rischio di inquinamento delle prove. Non sussisterebbe neppure il rischio di fuga in quanto i due fratelli Betea, nel giugno dell’anno scorso, saputo della nuova indagine per omicidio seguita alla morte di Gorancho, erano rientrati appositamente dalla Romania per consegnarsi spontaneamente in carcere ad Alessandria dove hanno passato gli ultimi nove mesi.
Un comportamento processuale rispettoso che era stato evidenziato anche nel primo processo che si era già tenuto ad Asti per tentato omicidio e nel quale erano già stati condannati e per il quale attendevano il processo in Appello.