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Cronaca
Il caso

Nizza Monferrato, scuola negata a Makka

Il gip non concede la possibilità di andare a seguire le lezioni in presenza alla ragazza che fra qualche giorno sarà processata per l’omicidio del padre. Aveva difeso se stessa e la madre dall’ennesima violenza domestica

Un anno di studio in solitudine, la quarta liceo, senza compagni e senza spiegazioni in presenza. A Makka, la ragazza per la quale la prossima settimana inizierà il processo che la vede imputata di aver ucciso il padre per difendere se stessa e la madre dalla sua violenza, non è stato concesso di tornare a scuola.
Questa la decisione del gip al quale l’avvocato della ragazza, Massimiliano Sfolcini, aveva avanzato la richiesta. Già il pm aveva dato parere sfavorevole e il giudice, a distanza di diversi giorni, ha scelto di non consentirle di tornare fra i banchi. La motivazione è la gravità del fatto imputato alla ragazza.
E dire che anche la scuola aveva fatto la sua parte, inviando un documento in cui, dopo aver sentito tutti, c’era scritto che non si ravvisava alcuna controindicazione alla frequenza in presenza di Makka, ragazza molto volenterosa e studiosa.
L’amore di Makka per lo studio è cosa nota, ma è emerso ancora di più dopo il fatto quando, ai domiciliari in una comunità, ha chiesto di poter avere i suoi libri di scuola. Non era stato possibile per lei terminare l’anno scolastico (il fatto è avvenuto a marzo) ma si era ritirata e questa estate ha duramente studiato per passare l’esame di ammissione alla quarta e non perdere l’anno.
Francesco Massocco, Francesco Bellè, Fabrizio Biglia, Alessia Massolino, Maria Pia Secco, Sara Ostanel, i docenti del suo corso al Pellati, la dirigente scolastica Paola Balza: questa la rete di professori e dirigenti che hanno speso parte delle loro vacanze estive in un volontariato speciale, con le lezioni in videochiamata a Makka per prepararla all’esame di ammissione alla quarta.
Ottenendo la sua profonda e infinita riconoscenza che si estende anche all’avvocato Sfolcini, la cui competenza professionale si è profondamente intrecciata all’umanità con la quale sta seguendo il caso giudiziariao ma anche il destino di Makka e della sua famiglia.
La ragazza, oggi ai domiciliari a casa di una professionista nicese che l’ha accolta all’uscita dalla comunità, è monitorata dal braccialetto elettronico ma non ha limitazioni di comunicazione con nessuno. Gli incontri in presenza, invece, vanno ancora autorizzati.
Passa le sue giornate a studiare ma certamente è difficile pensare che possa preparare un intero anno scolastico, una quarta di liceo, in totale autonomia, senza seguire lezioni. E anche l’attivazione della Dad è complessa perchè richiede interventi di tipo tecnologico non immediati per l’istituto nicese. Ma, va detto, per il gip andrebbe bene e sarebbe una valida alternativa alla non concessione di lezioni in presenza.
La richiesta di poter tornare a scuola fra i compagni potrebbe essere riproposta direttamente al giudice che presiederà la Corte d’Assise, sottolineando che, da marzo ad oggi, la ragazza ha sempre rispettato scrupolosamente ogni prescrizione nei suoi confronti.

(Foto repertorio web)

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