Cerca
Close this search box.
tribunale di asti
Cronaca

Omicidio di Govone: voleva ucciderla, non solo farla stare zitta

Depositate le motivazioni per i 16 anni inflitti all’ex macellaio che ha confessato di aver ucciso la moglie

Depositate le motivazioni

Sono state depositate le motivazioni che hanno portato alla condanna a 16 anni di Arturo Moramarco, 58 anni, l’ex macellaio di Govone che ha confessato di aver ucciso la moglie Roberta Perosino di 54 anni nella loro casa il Govone.
Da questo momento parte il conto alla rovescia per l’avvocato difensore, Marco Calosso, per preparare un ricorso in Corte d’Assise d’Appello per portare di nuovo al cospetto di nuovi giudici una lettura diversa di quanto avvenuto quel 26 giugno del 2018.
Sulla responsabilità di Moramarco non vi sono dubbi: non solo le indagini dei Carabinieri della Compagnia di Alba hanno portato in pochi giorni a lui, ma è stato lo stesso uomo a confessare il delitto.

Roberta Perosino, la vittima

Spendeva troppo per il gioco

Fornendo una motivazione cui erano già arrivati i carabinieri analizzando le movimentazioni dei conti correnti di casa: l’uomo da quando era andato in pensione si era messo a giocare d’azzardo e perdeva grosse somme di denaro che attingeva dai risparmi famigliari. La moglie lo ha scoperto e ciò è diventato fonte di fortissime tensioni e litigi.
Anche quel giorno di giugno tutto è nato da una violenta lite su un ammanco di 20 mila euro dal conto.

Le versioni di accusa e difesa

Ma sulle modalità della morte di Roberta ci sono due versioni difformi.
Quella della pubblica accusa (che il giudice ha fatto sua) vuole l’ex macellaio preso da una follia omicida al culmine della lite che lo ha spinto ad uccidere la moglie soffocandola con un cuscino.
Lo stesso imputato ha invece raccontato di aver stretto un braccio intorno al collo della moglie per farla stare zitta, perché stava urlando contro di lui e, nel farlo, sono caduti entrambi sul letto, la donna senza vita a causa dello strangolamento. Una versione che prevede un’accusa più lieve per omicidio preterintenzionale invece che per omicidio volontario così come è stato rubricato e come è stato giudicato in rito abbreviato.

Inscenata una rapina per coprire il delitto

Di nuovo univoche le versioni di accusa e difesa da questo momento in avanti: l’uomo in preda al panico per quanto fatto, ha inscenato una rapina sperando così da ingannare i carabinieri e far pensare che tutta la responsabilità fosse da addebitare a dei fantomatici malviventi.
Un altro punto sul quale la difesa si è battuta in primo grado e riporterà in Assise d’Appello è la costituzione dell’unica parte civile, una delle sorelle della donna.
Mentre il figlio della coppia ha già ottenuto dal padre il trasferimento di tutti i beni della famiglia, alla sorella di Roberta il giudice ha destinato 5 mila euro di provvisionale in attesa del risarcimento da stabilire in sede civile. Ma per la difesa quella donna non era legata alla vittima, non si frequentavano assiduamente e non si può dire che la morte della sorella le abbia provocato una sofferenza tale che meriti un risarcimento.

Condividi:

Facebook
Twitter
WhatsApp

Le principali notizie di Asti e provincia direttamente su WhatsApp. Iscriviti al canale gratuito de La Nuova Provincia cliccando sul seguente link