Non solo i tagli sui polsi che hanno fatto pensare subito ad un tentativo di suicidio, ma anche un’intossicazione da ingestione di candeggina. E’ ancora in coma farmacologico Paolo Riccone, l’uomo che ieri è stato soccorso nella casa di Incisa Scapaccino dove i carabinieri hanno trovato anche il corpo ormai senza vita della compagna, Floriana Floris, uccisa a coltellate.

Secondo quanto trapelato, l’uomo, prima di essere soccorso, avrebbe detto ai carabinieri: «Non sono stato io, l’ho trovata così”. Un’affermazione che però sembra non convincere per nulla né gli inquirenti né la Procura.

Riccone e la compagna vivevano nella casa di Incisa da un paio d’anni; da quando, cioè, l’uomo che vive ad Alessandria dove svolge il lavoro di ricercatore, era ritornato nel paese natale per assistere il padre, ex benzinaio, colpito da una grave malattia che lo ha portato alla morte appena due mesi fa.

La stessa vittima riportava in viso i segni di una lunga convalescenza dovuta alle ferite riportate in un brutto incidente d’auto avvenuto a Milano, sua città di origine.

Intanto la Procura di Alessandria ha affidato al dottor Fabio Innocenzi l’incarico per svolgere l’autopsia sul corpo della donna per avere qualche risposta in più sul momento dell’aggressione e della morte. Infatti, secondo i primi accertamenti, Floriana Floris non dava notizie di sé già da martedì e sono stati propri l’assenza ed il silenzio prolungati, di persona e al telefono, a spingere la figlia maggiore a recarsi ad Incisa per capire cosa fosse successo.