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Omicidio Fassi, l'inchiesta continuatra certezze e voci senza fondamento
Cronaca

Omicidio Fassi, l'inchiesta continua
tra certezze e voci senza fondamento

Dai 40 ai 45 fendenti, inferti con un coltello da cucina a lama lunga, hanno provocato la morte di Maria Luisa Fassi. La violenza con quale ha infierito l'assassino è stata tale che la donna,

Dai 40 ai 45 fendenti, inferti con un coltello da cucina a lama lunga, hanno provocato la morte di Maria Luisa Fassi. La violenza con quale ha infierito l'assassino è stata tale che la donna, giunta in ospedale poco dopo le 8 di sabato scorso, non ha praticamente avuto speranze di poter sopravvivere. «Maria Luisa Fassi quand'è arrivata in pronto soccorso aveva già perso molto sangue a causa delle numerose ferite sul fianco, sul collo e sulle braccia. Quando siamo intervenuti la situazione era davvero tremenda», ha commentato un addolorato Bartolomeo Marino, primario di chirurgia generale presso l'Ospedale Massaia, interpellato telefonicamente. Il dottor Marino è intervenuto insieme alla sua équipe per tentare di salvarla dalla morte in un'operazione delicata e complessa che si è protratta per alcune ore coinvolgendo anche il dottor Maurizio Mancuso, primario di Chirurgia Toracica all'Ospedale di Alessandria.

L'autopsia sul corpo della vittima è stata invece eseguita mercoledì mattina dal medico legale Rita Celli. Dai primi accertamenti è emerso che la tabaccaia ha reagito, ha cercato di difendersi dal killer che, con il chiaro intento di ucciderla, ha infierito in maniera devastante. Nel frattempo dalla Procura (il caso è stato affidato al pm Luciano Tarditi) sono state ridimensionate le voci, diffuse nei giorni scorsi, che sul luogo del delitto sarebbe stata trovata un'impronta dell'assassino e che da quell'impronta si possa risalire al presunto colpevole. Non esisterebbe alcuna impronta ben definita, come non risulta agli inquirenti che l'assassino abbia chiuso a chiave la porta della tabaccheria per poter agire indisturbato.

Anche dalle prime immagini visionate sui filmati di sorveglianza, acquisiti dai carabinieri, non ci sarebbero elementi che possano aiutare a definire l'esatto tragitto compiuto dall'assassino per raggiungere il negozio. Allo stesso modo non si conosce la strada compiuta per abbandonare il luogo del delitto. Eppure l'uomo (meno probabile il gesto di una donna) doveva essere sporco di sangue dopo aver colpito ripetutamente la vittima con 40 coltellate. Com'è riuscito a non farsi notare da nessuno? E' una delle tante domande che compongono questo complicato giallo, una brutta storia che sta tenendo gli astigiani, e non solo loro, con il fiato sospeso.

r.s. e b.g.

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