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Cronaca

Omicidio Piatti: la Corte d’Assise d’Appello conferma i 18 anni all’amico basista

Ha fornito ai rapinatori le indicazioni per raggiungere la villetta di Monteu Roero dove l’orafo è stato ucciso per aver reagito ai malviventi

Ieri la sentenza di secondo grado

Nessuno sconto: sentenza di secondo grado che è “fotocopia” di quella dettata già ad Asti a carico di Giancarlo Erbino, l’orafo di Torino accusato di concorso nell’omicidio di Patrizio Piatti, anch’egli orafo in Torino residente a Monteu Roero.

La stessa condanna a 18 anni di reclusione comminata ad Asti è stata confermata a Torino, nonostante il pm avesse chiesto per lui 5 anni in meno in seguito alla riclassificazione del reato in “morte avvenuta per evento non voluto”.

Anche i complici sono stati tutti condannati

 

Erbino era una delle sei persone accusate di aver partecipato, a vario titolo, all’organizzazione della rapina nella villetta di Monteu di Piatti alla ricerca di un ricco bottino in denaro e oro che l’uomo nascondeva in casa. Rapina che finì tragicamente; Piatti, rinchiuso dai rapinatori nel garage di casa insieme alla moglie, reagì e venne attinto da alcuni colpi di pistola sparati  da uno di loro, Francesco Desi. Con Erbino era inizialmente stata indagata e poi imputata anche sua moglie (che venne invece assolta in primo grado al termine del rito abbreviato ad Asti). Oltre a Desi, ritenuto l’autore materiale dello sparo che in abbreviato venne condannato a 18 anni e in Appello si è visto ridurre la pena a 16 anni, furono condannati anche Giuseppe Nerbo junior, considerato la mente della rapina (anche per lui 18 anni in primo grado e 16 in appello), Salvatore Messina (il secondo rapinatore presente nella villetta con Desi) ed Emanuele Sfrecola (il “palo” che attendeva in auto i due rapinatori per la fuga). Messina e Sfrecola vennero condannati a 14 anni e 4 mesi ridotti a 12 anni dall’Appello.

Vendette l’amico perchè era in mano agli usurai

 

Nelle indagini condotte dal pm Dentis emerse uno stato di assoggettamento di Erbino ad un giro di usura tenuto da Nerbo e Sfrecola e, nella difficoltà di restituire del denaro prestato, avrebbe “venduto” le informazioni sull’amico  Piatti che conduceva una vita molto riservata e ammetteva nella sua abitazione solo poche e selezionate persone.

La Corte d’Assise d’Appello di Torino ha confermato anche le statuizioni verso le parti civili (moglie e figlia di Piatti) rappresentate dall’avvocato Matteo Ponzio con una provvisionale complessiva di 400 mila euro.

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