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Cronaca

Paolo Campana, docente astigiano a Cambridge al tempo del Covid

Anche la Gran Bretagna ha operato il lockdown: la celebre Università è attualmente chiusa

Paolo Campana, docente astigiano a Cambridge al tempo del Covid

Ci sarebbe da scomodare la celeberrima “Long and winding road” del Beatles, più che un gruppo musicale una vera e propria istituzione del Regno Unito, per ripercorrere rapidamente, e al tempo del COVID-19, la vita di Paolo Campana, astigiano doc che vive ormai stabilmente all’Università di Cambridge, dove svolge l’attività di docente di criminologia. Un percorso tortuoso e prestigioso il suo, partito, come nei più consueti degli “sliding doors”, dal lavoro giornalistico, nell’ambito sportivo, in nostra compagnia alla redazione de “La Nuova Provincia”, per passare poi alla carriera universitaria a Torino, al dottorato a Oxford e, infine, alla cattedra a Cambridge, dopo aver vinto un concorso. Se a scrivere di Paolo è uno sportivo la prima curiosità è quella di capire nella celebre regata, la “boat race” Cambridge-Oxford, per chi faccia il tifo, e la domanda non può che provocare la sua ilarità, ma, visto il periodo, i punti di domanda che incuriosiscono maggiormente sono inerenti al tragico periodo storico che il mondo sta vivendo.
Paolo, un piacere ritrovarti, seppur a distanza. Penso all’Inghilterra e il primo concetto che mi interesserebbe sviluppare è quello legato all’immunità di gregge manifestata a gran voce da Boris Johnson. Un’uscita ben poco felice…
«Eccome. E’ stata una scelta ben presto smentita dai fatti e dalle opinioni della gente. L’immunità di gregge invocata dal primo ministro è durata lo spazio di 48 ore, perché progressivamente ha subìto critiche pesanti dai mass media e soprattutto è stato smentito da comitati scientifici. L’Inghilterra, come l’Italia e il resto d’Europa, è in piena emergenza e giustamente sono state prese precauzioni comuni agli altri Paesi».
Anche tu quindi resti stabilmente a casa?
«L’Università è chiusa, c’è il divieto di uscire, se non per fare la spesa. La speranza è che grazie alla quarantena si riesca a tornare alla vita normale quanto prima».
Niente regata Oxford-Cambridge quindi?
«Assolutamente no. Sul sito della regata, che era prevista il 29 marzo, sono state pubblicate immagini delle passate edizioni e ringraziati tutti gli atleti, che sono in realtà studenti, in molti casi di medicina, che si sono prodigati volontariamente per sostenere gli ospedali in queste settimane critiche».
Del resto se è stato deciso di annullare Wimbledon, manifestazione che non si è storicamente mai fermata, è segno che anche la Gran Bretagna sia in difficoltà…
«Giusto, anche il torneo di tennis non si svolgerà, ma ogni giorno vengono annullate manifestazioni storiche, non ultima il grande concerto di Glastonbury».
In cosa si differenziano le limitazioni imposte dal governo rispetto a quelle italiane?
«Abbiamo l’obbligo di rimanere a casa, i negozi, i pub, bar e ristoranti sono chiusi. Una curiosità riguarda la scelta di tenere aperti i negozi di biciclette per poter effettuare riparazioni. Inoltre, a differenza dell’Italia, ci è concesso uscire per fare attività fisica ma solamente in solitaria».
Hai iniziato il tuo percorso lavorativo alla Nuova Provincia, poi grazie all’Università a Torino è nata l’opportunità inglese…
«Ho sempre amato il campo della sociologia. Studiando all’Università di Torino con il professor Luca Ricolfi, approfondendo temi quali le missioni suicide ai tempi dell’Isis, ho avuto modo successivamente di accedere a un dottorato a Oxford. In un secondo momento ho fatto un concorso per una cattedra a Cambridge e fortunatamente è andato bene».
Di che cosa ti occupi nello specifico?
«Sono docente di criminologia, specializzato in reti criminali, tratta di esseri umani e immigrazione clandestina. Solitamente le lezioni durante la settimana sono due, ma svolgiamo parecchie ore di “tutoraggio”, approfondendo temi e analizzando i lavori con i singoli studenti. Inoltre effettuo attività di ricerca, sviluppando contatti con le forze dell’ordine».
Cosa ti manca più dell’Italia?
«Il buon cibo, le sue straordinarie bellezze, il clima, gli amici. Sono orgoglioso di come il mio Paese stia lottando e sono sicuro si rialzerà presto e ancora più forte».

Davide Chicarella

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