Cerca
Chiudi questo box di ricerca.
Paura e diffidenza:questo "Jungo" potrà mai funzionare?
Cronaca

Paura e diffidenza:
questo "Jungo" potrà mai funzionare?

L'esperimento di un nostro giornalista per verificare la validità del progetto di mobilità sostenibile. Dallo stadio comunale alla redazione de La Nuova Provincia, tragitto breve ma sufficiente per riscontrare parecchia indifferenza da parte degli automobilisti. Nonostante la tessera di "Jungo" sia stata ben esposta, l'unico a fermarsi è stato l'autista di un autobus…

Ho deciso di sperimentare lo “stile Jungo” in prima persona. Dopo essermi registrato al servizio ho eseguito scrupolosamente la procedura consistente nell’invio dei documenti personali e del modulo di autorizzazione alla richiesta del mio casellario giudiziale per certificare l’assenza di precedenti penali. Portata a termine con successo la fase burocratica mi è arrivata la tessera personale ologrammata. Sono così pronto per “jungare”. Esco di casa (zona stadio Comunale) sia lunedì che martedì mattina intorno alle 8,30 per raggiungere la sede della redazione del giornale (in centro città, tra piazza Catena e piazza Roma). Tragitto di 1,5 km. Poca roba, in effetti, ma sufficiente per portare a termine l’esperimento. Sono munito della card personale che riporta la mia foto e miei dati d’identità e ho in tasca qualche spicciolo.

Lo stile Jungo prevede infatti un compenso stabilito in 20 cent di fisso più 10 cent per ogni chilometro percorso; cifra che verserò all’autista della vettura che deciderà di darmi un passaggio. Mi reco davanti al Censin Bosia in prossimità del cancello di entrata principale dove c’è uno spiazzo che consentirebbe a eventuali “buoni samaritani” su quattro ruote di accostare in tutta sicurezza. Come previsto metto bene in vista la mia tessera Jungo per far capire agli automobilisti le mie intenzioni. Questa card dovrebbe rassicurarli sulla mia affidabilità poiché per ottenerla è necessario dimostrare, come dicevo, di avere la fedina penale pulita. E io ce l’ho praticamente immacolata. Trascorrono pochi minuti e passano un paio di persone che conosco. Successivamente una coppia di amici che accosta per scambiare quattro chiacchiere. Tuttavia con loro l’esperimento non posso realizzarlo poiché voglio comprendere se Jungo funziona in presenza di estranei.

Passano altre vetture che proseguono indifferenti la marcia. Passa persino la macchina dell’autoscuola che ho frequentato qualche anno fa per conseguire la patente di guida: saluto l’istruttrice Mirna, alle prese con una lezione di pratica, ma non le chiedo nulla. Intanto inizia a piovigginare. Nonostante ciò nessuno sembra curarsi del “povero” giornalista sul ciglio della strada con la sua tessera Jungo bene in vista. Effettivamente anch’io avrei difficoltà ad accostare la mia autovettura per caricare sconosciuti che potrebbero tranquillamente essere dei malintenzionati; ma questo innovativo metodo di autostop è sicuro. Personalmente avevo seguito la conferenza stampa di presentazione e mi aveva incuriosito parecchio ritenendolo, soprattutto in questo periodo di crisi, un modello di mobilità intrigante e soprattutto utile a livello sociale poiché sempre più persone scelgono di rinunciare all’uso dell’auto privata (o sono costrette a farlo dalle difficoltà economiche) e magari optano per i mezzi pubblici.

Senza considerare l’indubbio vantaggio per l’ambiente. Ci sarebbe infatti un minore inquinamento atmosferico se le macchine viaggiassero a pieno carico piuttosto che con un solo passeggero a bordo o soltanto con il guidatore, come non è raro vederle anche ad Asti. Tornando alla cronaca della mia esperienza devo dire che in generale sia da parte dei guidatori che da parte degli eventuali altri componenti dell’abitacolo ho riscontrato parecchia indifferenza, più di qualche volto stupito, facce interrogative, gente che mi salutava con gesti della mano (alcuni non proprio da educanda), perplessità evidenti. Simpatica la signora su una vecchia Panda rossa che si è accostata ed è ripartita di slancio dopo aver visto la card. Probabilmente riteneva di essere in presenza di un posto di blocco e, una volta accertatasi che la mia tessera non aveva nulla a che fare con il tesserino delle forze di polizia, ha preferito ingranare la marcia e continuare speditamente la sua corsa.

Non voglio dilungarmi sul fatto che modelli tipo Jungo siano sviluppati in molti Paesi, soprattutto Nordeuropei, certamente più open minded del nostro e che qui da noi indubitabilmente innovazioni di questo tipo facciano fatica ad attecchire. E’ un peccato ma speriamo che parlarne possa servire alla diffusione di un modello virtuoso e, in qualche modo, visionario. La mia esperienza sul campo o, meglio, in strada, si è conclusa dopo quaranta minuti di attesa lunedì e una mezz’oretta martedì. Tirando le somme posso affermare che l’unico estraneo che mi si è avvicinato per chiedere il motivo della mia presenza là è stato un’autista Asp, sceso a fare quattro passi in attesa di riprendere il proprio lavoro dal vicino capolinea della linea 7. Menomale che oltre alla tessera Jungo avevo con me anche l’abbonamento A Tutto Bus (costo 13 euro). Altrimenti sia lunedì che martedì avrei dovuto farmela a piedi.

Bartolo Gabbio

Condividi:

Facebook
Twitter
WhatsApp

Le principali notizie di Asti e provincia direttamente su WhatsApp. Iscriviti al canale gratuito de La Nuova Provincia cliccando sul seguente link