Tecnicamente la chiamano "udienza di ricognizione" ma di fatto è il primo atto del processo che vede Michele Buoninconti accusato di aver ucciso la moglie Elena Ceste ed averne poi nascosto
Tecnicamente la chiamano "udienza di ricognizione" ma di fatto è il primo atto del processo che vede Michele Buoninconti accusato di aver ucciso la moglie Elena Ceste ed averne poi nascosto il cadavere nel rio Mersa il 24 gennaio 2014. In un'aula del tribunale di Asti si ritroveranno il giudice Amerio, il pm Deodato che ha seguito fin dall'inizio l'inchiesta e poi l'imputato Michele Buoninconti (i suoi legali hanno confermato che è sua intenzione essere presente all'udienza) difeso dagli avvocati Chiara Girola e Massimo Tortoroglio e poi ancora gli avvocati Carlo Tabbia e Debora Abate Zaro insieme ai signori Ceste, genitori di Elena che si costituiranno formalmente parte civile insieme all'altra figlia Daniela, al marito di quest'ultima Danilo e ai quattro nipoti, figli di Elena e Michele.
Oggi, mercoledì, l'udienza non affronterà ancora aspetti tecnici e non entrerà nel merito delle pesanti accuse che vengono mosse nei confronti del vigile del fuoco di Motta di Costigliole. Verrà eseguita una ricognizione, appunto, dei numerosi faldoni che sostengono l'accusa, verrà formalizzata la costituzione di parte civile e i difensori di Buoninconti potranno avanzare eventuali istanze sulle quali Amerio dovrà decidere prima di fissare il calendario delle udienze di merito che, probabilmente, partirà ad ottobre. Per questa stessa data, il gip aveva già fissato la prima udienza di Corte d'Assise, ma Michele, consigliato dai suoi avvocati, ha optato per il rito abbreviato "secco", quello che si celebra con gli atti al momento del rinvio a giudizio, senza neppure richiedere ulteriori perizie o accertamenti difensivi.
In quell'aula e alla presenza di pochi "addetti ai lavori" si consumerà la battaglia fra la mole di elementi raccolti dall'accusa profondamente convinta della colpevolezza di Michele e la granitica linea di piena innocenza tenuta da quest'ultimo fin dai primi sospetti su di lui. Per l'accusa Michele, accecato dalla gelosia per le rivelazioni fattele dalla moglie su attenzioni ricevute e restituite ad altri uomini, avrebbe meditato di ucciderla, perchè non rientrava nella sua pianificazione di vita e di famiglia uno "sgarbo" così plateale e una fuga da quel modello. Così, quella mattina del 24 gennaio sarebbe tornato a casa dal portare i bimbi a scuola e l'avrebbe strangolata nascondendola poi nel canale.
Per la difesa Elena era fortemente provata dai sensi di colpa per quel che aveva rivelato e, in preda a deliri, quella mattina si sarebbe allontanata da casa nuda per andare a trovare rifugio nel canale sfuggendo ad inseguitori immaginari. In caso di condanna, Michele potrà godere di uno sconto della pena.
Daniela Peira